Libia, i ribelli: “Abbiamo preso Sirte: si piega la città di Gheddafi”. Erdogan: “Turchia pronta a mediare”. Denunce di stupri

Pubblicato il 28 Marzo 2011 - 08:04 OLTRE 6 MESI FA

Muammar Gheddafi

TRIPOLI – Avevano detto che prima o poi ci sarebbero arrivati e adesso ci sono riusciti, almeno a quanto dicono loro: i ribelli hanno preso il controllo di Sirte, città natale di Muammar Gheddafi. Si tratta di una vittoria strategica e simbolica per gli insorti contro il regime del Colonnello.

“E’ confermato che Sirte è caduta nelle mani delle forze per la democrazia”, ha reso noto il portavoce dei ribelli Shamsiddin Abdulmolah, affermando che gli insorti non avrebbero trovato molta resistenza da parte dei fedeli al raìs. Spari di festeggiamento e clacson hanno risuonato nella roccaforte ribelle Bengasi alla notizia della caduta di Sirte.

Un corrispondente dell’agenzia Reuters invece ha detto che non è così e che non ci sono indicazioni, anzi si pensa che i ribelli siano ancora a 140 km dalla città. ”Sembra tutto abbastanza normale, da quello che abbiano potuto vedere” ha detto il reporter che si è recato nella città costiera con un viaggio organizzato dal governo libico. I ribelli hanno preso il controllo di Ben Jawad, dopo aver conquistato il sito petrolifero di Ras Lanuf, aiutati anche dai raid aerei della coalizione internazionale.

Il primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan ha detto che Ankara è pronta a svolgere un’opera di mediazione per giungere a un rapido cessate il fuoco in Libia ed impedire che il paese nord-africano si trasformi ”in un secondo Iraq” o ”in un nuovo Afghanistan”.

In un’intervista esclusiva che il quotidiano britannico Guardian pubblica sul suo sito Internet, Erdogan ha affermato che contatti sono da tempo in corso sia con Muammar Gheddafi sia con gli insorti. Il premier turco ha annunciato inoltre che il suo paese, d’accordo con la Nato, si appresta ad assumere la gestione del porto e dell’aeroporto di Bengasi, la ‘capitale’ della ‘Rivoluzione del 17 febbraio’, per facilitare la distribuzione degli aiuti umanitari. Inizialmente contraria ad un intervento armato della Nato, la Turchia ha poi accettato di unirsi alla coalizione internazionale ma con un ruolo non operativo sul piano militare.

”La Turchia non sparerà mai un colpo contro un cittadino libico ne’ sgancera’ mai una bomba – ha affermato – il compito della Turchia sara’ quello di ripristinare l’unità e l’integrità territoriale della Libia nel quadro delle aspirazioni democratiche del suo popolo”. Se le due parti in conflitto chiederanno a Ankara di mediare per una soluzione della crisi ”faremo i passi necessari” nell’ambito della Nato, della Lega Araba e dell’Unione Africana. ”Non possiamo ignorare i diritti e le liberta’ democratiche invocate dal popolo libico e il cambiamento e la trasformazione non possono essere ritardati o rinviati”, ha detto. Un leader come Muammar Gheddafi, senza nessuna carica ufficiale, ”dovrebbe essere in grado di gettare le basi per una simile cambiamento”, ha affermato.

STUPRI Intanto si succedono le denunce di stupri in Libia, ultima la città di Ajdabiya. Parapiglia due giorni fa al Rixos, l’albergo di Tripoli dove sono ospitati i giornalisti stranieri: si è scatenato quando i cronisti hanno tentato di impedire che le forze di sicurezza presenti nella struttura portassero via la donna che urlava accusando i soldati di Muammar Gheddafi di averla rapita e stuprata. La donna è stata portata via a forza, poco dopo che una inserviente dell’albergo le aveva messo sul capo un foulard per incappucciarla e impedirle di continuare a gridare e lanciare accuse contro i soldati dell’esercito libico.