Los Angeles, bimbo torturato e poi ucciso dalla madre e dal compagno

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Agosto 2014 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA
Los Angeles, bimbo torturato e poi ucciso dalla madre e dal compagno

Gabriel Fernandez

LOS ANGELES – Gabriel Fernandez, il bambino di 8 anni morto a Los Angeles, è stato torturato, picchiato e infine ucciso dalla madre e dal compagno di lei.

Sono venuti alla luce, in questi giorni, dei dettagli raccapriccianti di ciò che il piccolo doveva subire. Un’escalation di violenza fino al 22 maggio 2013, quando il bambino è stato trovato in condizioni critiche nella casa di Los Angeles dopo aver subito un attacco senza pari.

Pochi giorni prima della morte, il bimbo era stato coperto di spray al pepe, costretto a mangiare il proprio vomito e rinchiuso in un armadio con un calzino in bocca per soffocare le sue grida. Erano mesi che la madre il suo compagno andavano avanti così.

Secondo la ricostruzione dei due fratelli della vittima, il bimbo era stato costretto a mangiare feci di gatto e spinaci andati a male. Veniva regolarmente picchiato con la fibbia della cintura, con spranghe di metallo e, un giorno, la madre gli ha fatto saltare i denti con un colpo di mazza sulla bocca. A Gabriel non era mai permesso andare in bagno e veniva chiamato in modo dispregiativo “gay”. Più volte il bambino era stato mandato a scuola con abiti femminili ed era stato costretto a a scrivere una lettera in cui annunciava il suo suicidio.

Gli abusi avevano portato a diverse segnalazioni da parte della scuola ai servizi sociali ma, ogni volta che veniva fatto un controllo a casa, alla fine tutto si risolveva con un buco nell’acqua: i due fratelli della vittima venivano intervistati ma, sotto minaccia della madre, mentivano su quello che succedeva in casa.

Il 22 maggio 2013 Gabriel si rifiutò di sistemare i suoi giocattoli e questo scatenò la reazione incontrollata della madre e del compagno. “Abbiamo sentito le urla. Poi un tonfo. Infine il silenzio”, ha raccontato il fratello tredicenne della vittima. La madre chiamò il 911 (il numero unico d’emergenza in Nord America) dichiarando che il bambino aveva sbattuto la testa su una credenza e aveva smesso di respirare: quando i paramedici arrivarono il bambino era nudo e incosciente. In ospedale i dottori rilevarono una frattura del cranio, varie costole rotte, bruciature di sigarette e lividi su tutto il corpo, anche sulle caviglie, segno che il bambino era stato legato. Ricoverato in ospedale, Gabriel morì il 24 maggio, due giorni dopo il brutale attacco.