Quando la Mafia saccheggia Hollywood: giovani mafiosi crescono. E copiano il Padrino

Pubblicato il 7 Dicembre 2010 - 05:18| Aggiornato il 8 Dicembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Quanto deve Hollywood alla mafia? Molto, moltissimo, probabilmente milioni di dollari, fama, pubblico, mito. Dai mafiosi realmente esistiti – i Capone, la banda della Magliana – a quelli partoriti dall’immaginazione cinematografica – Vito Corleone, i Carlitos Brigante, Tony Soprano: una lunga schiera di uomini di onore ha accompagnato la settima arte nei suoi più grandi successi.

Ma quello che il cinema prende alla mafia, a volte il cinema lo restituisce. Così è successo ad un giovane aspirante mafioso, oggi sotto processo, a causa della sua passione per “Il padrino”. Daniel Carbuccia è stato registrato dalla polizia mentre ordinava ai suoi compari di presentarsi ad un’udienza della corte e intimidire un complice che avrebbe potuto testimoniare contro di lui per un’accusa di omicidio. Il presunto killer è stato registrato mentre faceva una chiamata da Rikers Island per organizzare l’incursione nel tribunale.

«Domani mi servono persone nella corte – si sente dire Carbuccia nei nastri della polizia – perché il tipo possa vederci. Voglio solo che mi possa vedere. Ricordati la scena del “Padrino” quando il tipo sta testimoniando contro Michael Corleone e il fratello entra dentro». La voce, di un sodale non nominato dalla polizia, concorda: «Oh sì, e il tipo allora lo lascia stare. Fallo, merda.» «E’ il mio film preferito»- risponde entusiasta Carbuccia.

La strategia criminale era stata disegnata in base ad una scena del celebre film di Francis Ford Coppola. Nel film, il mafioso Franck Pentangeli, incastrato dal FBI, sta per denunciare Corleone in un comitato del congresso, quando all’improvviso, dalla porta della sala, appare il fratello del pentito, Vincenzo, che si sarebbe dovuto trovare in Sicilia. Improvvisamente la memoria del mafioso si offusca: « Io.. Io.. non ho mai conosciuto il padrino. Ho la mia proprio famiglia, senatore», insistendo in seguito che l’FBI gli aveva offerto un patto, qualore avesse detto quello che loro volevano ascoltare.

La mafia ama l’apparenza: il cinema, la letteratura, le copertine dei giornali. Alla domanda di cosa avrebbero pensato i capi clan di un adattamento teatrale del “Giorno della Civetta” Leonardo Sciascia rispose semplicemente «saranno in prima fila. La mafia è vanitosa». Il “Padrino”, c’è da crederlo, deve essere il film preferito di una nutrita schiera di giovani mafiosi, aspiranti o già avviati. Come dimenticare il boss Luciano Liggio che, arrestato poco tempo dopo l’uscita del “Padrino” in Italia, si presentò ai giudici con un look simile a quello di Vito Corleone?