Marea nera, c’è una nuova falla: perdite di greggio fino a 5 mila barili al giorno

Pubblicato il 29 Aprile 2010 - 14:59 OLTRE 6 MESI FA

C’è una nuova falla nel pozzo petrolifero sotto la piattaforma affondata nel Golfo del Messico. Il petrolio continua a uscire e si prevede che sia molto peggio di quanto stimato, le perdite secondo la Guardia Costiera americana sono cinque volte superiore alle stime iniziali.  La compagnia britannica Bp ha confermato parlando di 5.000 barili di greggio al giorno perduti.

Il governatore dello stato della Louisiana ha chiesto un aiuto d’urgenza al governo federale per proteggere le coste minacciate e ha decretato lo stato d’emergenza.

Intanto Brice O’Hare, alto funzionario dell’amministrazione Obama, nel corso del briefing alla Casa Bianca ha stimato che “ci potranno volere tre mesi per fermare la perdita di petrolio nel Golfo del Messico. Continueremo a bruciare la marea di petrolio non appena le condizioni lo permetteranno”. L’Epa, Envirnomental Protection Agency, sta preparando contromisure in vista dell’arrivo della marea sulle coste.

L’amministrazione Obama ha, infatti,  definito “catastrofe nazionale” l’emergenza determinata dalla marea nera nel Golfo del Messico. Il presidente americano ha ribadito che per fermare l’inquinamento “sarà usata ogni singola risorsa a nostra disposizione incluso il Pentagono” e  ha detto di ritenere “responsabile” la British Petroleum per quanto accaduto. “Come affermato dal presidente e dalla legge”, ha detto Janet Napolitano, ministro dell’Interno, “dovra’ risarcire i costi dell’emergenza e delle operazioni di bonifica”.

Secondo gli esperti, la marea nera di petrolio che si sta allargando nel golfo del Messico potrebbe toccare le coste dello stato già nella serata di domani. Ieri le autorità hanno cominciato a bruciare in modo controllato una parte della chiazza, per ridurne le dimensioni. Sally Brice O’Hare, contrammiraglio della Guardia Costiera, ha detto che il test dell’incendio controllato è stato “un successo” ma che i venti oggi non permettono di ripeterlo.

“Questo rischia di essere il più grande disastro naturale della storia – spiega Silvio Greco, dirigente di ricerca dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)- il problema principale è che la macchia di petrolio sta per raggiungere un’area molto vasta, ed é impossibile fermarla con i metodi tradizionali. Fra gli effetti sulle coste e quelli sui fondali l’ecosistema impiegherà almeno 50 anni per riprendersi dalla catastrofe”.

L’area che sarà interessata è particolarmente delicata, spiega l’esperto: “Si tratta di una zona di transizione – afferma – con la presenza contemporanea di acqua dolce e salata, un ecosistema delicatissimo. Gli effetti del petrolio si faranno sentire a tutti i livelli, dai microrganismi di cui si nutrono pesci e crostacei fino ai grandi cetacei e agli uccelli. E’ veramente una brutta storia, proprio nell’Anno della biodiversità”. I metodi che le autorità si preparano a mettere in campo difficilmente saranno efficaci: “Il fattore decisivo è la grande vastità dell’area interessata – spiega l’esperto – si possono piazzare barriere per difendere le coste, ma è impossibile coprire tutta la zona a rischio”.

Intanto gli Stati Uniti hanno ordinato ispezioni su tutte le piattaforme nel Golfo del Messico dopo l’incidente di Deepwater Horizon. Il ministro dell’interno Ken Salazar, che si trova in Louisiana, ha incontrato i vertici delle società petrolifere che operano off-shore.

 Di fronte alla marea nera in arrivo sulle coste della Louisiana la Marina Usa ha inviato navi e attrezzature mentre il Pentagono ha cominciato a studiare le risposte possibili. Lo ha detto il portavoce del Dipartimento della Difesa George Morrell. Dai moli del Bud’s Boat Launch di Venice in Louisiana galleggianti gonfiabili e attrezzature per ‘scremare’ la superficie del mare della pellicola di greggio della macchia sono state trasferite su imbarcazioni per essere posizionate in acqua. La Stazione Aeronavale di Pensacola in Florida è stata messa in uso come base di supporto logistico, ha detto il portavoce della Navy Myers Vasquez.

Al Pentagono il portavoce Morrell ha detto che al momento l’obiettivo è di contenere la macchia nera in mare ma si stanno studiando altre misure non appena la marea killer arriverà a lambire le rive. Una possibilità allo studio è di inviare truppe per ripulire le coste.