Margaret Rudin, la “vedova nera” di Las Vegas esce dal carcere dopo 20 anni: condanna annullata

Margaret Rudin ha raccontato come è stata incastrata da poliziotti "inesperti" e condannata a causa di un avvocato incompetente.

di Caterina Galloni
Pubblicato il 17 Luglio 2022 - 19:00 OLTRE 6 MESI FA
Margaret Rudin vedova nera di Las Vegas

Margaret Rudin, la “vedova nera” di Las Vegas esce dal carcere dopo 20 anni: condanna annullata

Nel 1994 a Las Vegas, Margaret Rudin era stata condannata per l’omicidio del ricchissimo marito. Dopo 20 anni passati dietro le sbarre a maggio scorso la condanna è stata annullata. Rudin, oggi 79 anni, soprannominata la “vedova nera di Las Vegas” al Daily Mail ha raccontato come è stata incastrata da poliziotti “inesperti” e condannata a causa di un avvocato incompetente.

In questa storia ci sono tutti gli elementi classici di un omicidio: un magnate immobiliare ucciso a colpi di arma da fuoco e scaricato nel deserto, un’enorme eredità e una moglie affascinante condannata per l’omicidio dopo aver trascorso più di due anni come latitante.

Ma per la “vedova nera” di Las Vegas, la vera storia è quella di un processo pasticciato, poliziotti inesperti, una pena detentiva di 20 anni e la libertà vigilata che è terminata solo quando la condanna per omicidio è stata clamorosamente ribaltata a maggio 2022.

Margaret Rudin torna libera dopo 20 anni

Libera dopo vent’anni trascorsi al Florence McClure Correctional Center for Women a North Las Vegas, Margaret Rudin racconta che ha in programma di scrivere una serie di libri sull’esperienza in carcere e appena ottenuto il passaporto si trasferirà in Messico per iniziare una nuova vita. Sarà sicuramente diversa dal periodo in cui è stata in prigione dove afferma di essere stata trattata in modo disumano. 

Ha spiegato che è caduta numerose volte dalla cuccetta prima di essere messa in isolamento per riprendersi. A sostenerla era solo il pensiero di dimostrare la sua innocenza. “Ho continuato a combattere, ho fatto ogni appello che potevo sperando che un meraviglioso avvocato si presentasse, se ne occupasse, ci lavorasse e alla fine vincesse”.

La sua storia

Nel 1987, quando da Chicago si era trasferita a Las Vegas aveva alle spalle quattro matrimoni e relativi divorzi, aveva vissuto una “vita non convenzionale” e un’adolescenza nomade: in 15 anni si era trasferita in 15 Stati. Quando arrivò in Nevada con i due figli Michael e Kristina, era pronta per sistemarsi.

A quel punto entra nella sua vita Ronald Rudin, un ricco agente immobiliare sposato quattro volte, incluso un matrimonio con una donna morta in circostanze misteriose ma che in seguito fu dichiarato ufficialmente si era trattato di suicidio. La coppia si è sposata dopo appena sei settimane dal primo incontro e la loro unione, al momento dell’omicidio di Ron, era stato descritta come “appassionata” e “tumultuosa”.   “Sei settimane dopo ci siamo sposati perché lui continuava a pressare e pressare. Aveva un problema con l’alcol e l’aveva tenuto nascosto per quanto era stato possibile”.

L’omicidio di Ronald Rudin

Il matrimonio andò avanti fino al 18 dicembre 1994, quando Ron scomparve. Margaret sostiene di aver trascorso gran parte del loro ultimo giorno nel suo negozio di antiquariato, ma è tornata a casa quando Ron le ha detto che voleva che vedessero un film. Una volta rientrata ha detto che il marito aveva cambiato idea. Le aveva chiesto di comprare un gelato e lei si era recata al negozio di alimentari.

Tornando per la seconda volta, ha notato che la macchina Ron era sparita, è andata nel suo negozio, lui era passato a piedi per salutarla. Ha ricordato: “E’ stata l’ultima volta che l’ho visto. Quando ha lasciato il mio negozio”. Quella notte, Rudin ha denunciato la scomparsa del marito, ma la polizia l’aveva snobbata dicendo che sarebbe tornato. Poco più di un mese dopo, il 21 gennaio 1995, il cadavere di Rona fu ritrovato: scaricato vicino a Nelson’s Landing nelle montagne dell’Eldorado.

Un’autopsia aveva determinato che era stato colpito alla testa, decapitato e bruciato. È stato identificato da una targhetta regalata da una delle sue ex mogli dove c’era scritto il suo nome. Un anno dopo, una pistola calibro 22 estratta da Lake Mead era stata considerata l’arma del delitto. Era stata collegata a Ron perché nel 1988 ne aveva denunciato la scomparsa.

Margaret Rudin dice di aver scoperto che era morto da un breve trafiletto di giornale pubblicato il giorno successivo, ma era stata contattata dalla polizia solo due giorni dopo la scoperta. Quando i poliziotti sono andati nella sua abitazione era ancora in pigiama e ha dovuto chiedere loro di potersi vestire. Rudin ha inoltre raccontato che i poliziotti avevano detto a suo nipote che il corpo di Ron era stato bruciato ma non aveva senso che la considerassero una sospetta. Ma tutto sarebbe cambiato man mano che l’indagine procedeva.

Al DailyMail.com ha spiegato che i due poliziotti inesperti assegnati al caso fin dall’inizio avevano pianificato di incolparla dell’omicidio, nonostante i loschi affari di Ron in cui sembra che stesse comprando e vendendo proprietà con dati fittizi. Ha raccontato: “E’ stato un fiasco. I poliziotti avevano detto che non c’era sangue”.

La fuga in Messico

A un certo punto, un tuttofare messicano che lavorava nel suo negozio l’aveva avvertita che sarebbe stata accusata e si era offerto di portarla di nascosto oltre il confine. Aveva accettato e ha trascorso 18 mesi in Messico, prima a Morelia, poi a Mazatlán e infine a Guadalajara, dove aveva vissuto in una comunità di espatriati americani e aveva incontrato Joseph Lundergan, che ora ha 85 anni.

Quando sua madre, che viveva a Boston, si ammalò, si offrì di farla rientrare di nascosto in Massachusetts. Era riuscita a sfuggire alla polizia per un anno ma alla fine era stata scoperta nell’appartamento di Lundergan. Un postino che l’aveva vista in tv ad America’s Most Wanted aveva allertato la polizia. Da Boston era stata estradata a Las Vegas e processata nel marzo 2001.La sua difesa da parte dell’avvocato Michael Amador, era stata una farsa.

Il lungo processo

Durante il processo di 10 settimane, i pubblici ministeri avevano affermato che Rudin era motivata dalla prospettiva di ereditare i milioni di Ron e dalla rabbia per la sua presunta relazione. La difesa, ampiamente descritta come incompetente nei giornali dell’epoca, aveva detto alla giuria che era una vittima dei suoi affari e dei presunti legami con la mafia. Rudin era stata condannato all’ergastolo con possibilità di libertà condizionale dopo 20 anni.

Anno dopo anno ci sono stati degli appelli sempre respinti. L’avvocato Greg Mullanax, suo attuale difensore ha detto: “Non solo è probabilmente innocente ma non ha mai avuto un processo né un appello equi”. Il caso è andato avanti anche dopo aver ottenuto la libertà vigilata nel 2020, con i pubblici ministeri del Nevada che avevano tentato di portarlo fino alla Corte Suprema, cosa che è stata negata.

Mullanax ha detto: “Lo Stato ha cercato di appellarsi alla Corte Suprema degli Stati Uniti a cui ci siamo opposti perché sapevamo che se l’avessero accolto, avremmo perso. Non l’hanno accettato, dunque è tornato alla Corte Federale a Las Vegas ed è qui che abbiamo avuto modo di ricominciare da capo. E’ la prima volta che in un tribunale federale questo caso è stato ascoltato nel merito. E abbiamo vinto”.

Scarcerata dopo 20 anni

Il 15 maggio, il giudice distrettuale degli Stati Uniti Richard Boulware ha annullato la condanna di Rudin sulla base della difesa inadeguata, mentre i pubblici ministeri di Las Vegas hanno affermato che avrebbero chiuso il caso. Rudin ora è libera di vivere come preferisce. Ha detto al DailyMail.com di non essere amareggiata per aver passato tanto tempo in prigione e spera di aver fatto la differenza per le donne con cui ha stretto amicizia mentre era detenuta.

“Molte di loro non avevano una madre o avevano problemi di droga e alcol. E ora non riesco nemmeno a parlare con loro. Non lo permettono. C’erano delle ragazze a cui volevo bene sinceramente e ho fatto la differenza, seppure piccola, nelle loro vite. Ma la cosa più importante ora è la mia famiglia”.