Marò, istituito tribunale speciale. Per legge non può decidere per pena di morte

Pubblicato il 25 Marzo 2013 - 08:51| Aggiornato il 7 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

NEW DELHI – Il giudice Amit Bansal è stato nominato dall’Alta Corte di New Delhi responsabile del tribunale speciale ad hoc che dovrà esaminare la vicenda dei due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Compito del tribunale speciale sarà anche dirimere la questione della giurisdizione italiana o indiana. Se condannati, Latorre e Girone potranno scontare la pena in Italia. Comunque per legge il tribunale non può decidere per la pena di morte di un imputato.

Bansal è il magistrato capo della Corte metropolitana di New Delhi (Cmm) che ha sede nella Patiala House Court della capitale indiana. L’ordinamento giuridico indiano prevede che l’Alta Corte di Delhi, d’accordo con il governo possa creare tribunali ad hoc su questioni specifiche che si riuniscono al livello del secondo grado della giustizia penale. I tribunali della Corte metropolitana di New Delhi operano sotto la supervisione della Session Court a cui è indirizzabile un eventuale appello dopo la sentenza.

Secondo il governatore del Kerala, Oommen Chandy, i marò accusati di avere ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala ”non sono stati vittime degli eventi politici in corso all’epoca nello Stato indiano e dell’emozione, ma del loro criminale comportamento”. In una intervista a Ndtv, Chandy ha inteso replicare ai rilievi formulati ad una tv indiana sulla vicenda dal sottosegretario agli Esteri italiano Staffan de Mistura, che ha riportato in extremis i due marò a New Delhi.

Il governatore del Kerala ha quindi insistito che Latorre e Girone hanno commesso un reato e sono implicati nell’assassinio di due innocenti. Per quanto riguarda la giurisdizione sul caso, Chandy rifiuta qualsiasi possibilità che la giurisdizione sia italiana: ”Il processo deve celebrarsi in India perché loro hanno ucciso due pescatori indiani su una imbarcazione indiana. Per questo non vi è alcuna ragione che sia l’Italia a giudicarli”.

Intanto in India prosegue la polemica sulla strategia adottata dal governo italiano. L’opposizione di centro-destra del Bjp ha accusato il governo di avere stretto un accordo nascosto con l’Italia fornendo “inammissibili garanzie”, per i marò, magari con l’intervento della presidente del partito del Congresso, l’italiana Sonia Gandhi. Al riguardo Fali Sam Nariman, presidente dell’Ordine degli avvocati indiani, costituzionalista ed autorità nel campo degli arbitrati internazionali, ha escluso che nell’incidente in mare del 15 febbraio 2012 in cui sono stati uccisi due pescatori indiani possa essere applicata in India la pena di morte. “I marò italiani – ha detto – molto probabilmente hanno scambiato i pescatori indiani per pirati. Certo l’incidente c’è, ma non si tratta di omicidio premeditato”.

Ad ogni modo il tribunale ad hoc che sarà costituito a New Delhi per esaminare il caso dei marò a livello del magistrato metropolitano capo non ha nei suoi poteri la possibilità di condannare a morte un imputato. E’ quanto emerge dalla Sezione 29 del Codice di procedura penale indiano. In particolare il primo comma della sezione specifica che ”il tribunale di un magistrato capo giudiziario (a cui equivale quella di un magistrato capo metropolitano, ndr) può dettare qualsiasi sentenza autorizzata dalla legge, eccetto quelle che prevedano la pena di morte o l’ergastolo, fino ad un massimo di sette anni di carcere”. Fonti legali ascoltate dall’Ansa hanno indicato che ”questo conferma l’orientamento comunicato all’Italia dal ministro degli Esteri Salman Khurshid”.

Latorre e Girone hanno fatto ieri la prima apparizione all’interno dell’ambasciata dove risiedono, intervenendo ad una Messa speciale per la domenica delle Palme, a cui hanno partecipato anche il sottosegretario Staffan de Mistura e l’ambasciatore d’Italia Daniele Mancini. I due fucilieri hanno assistito, in abiti civili, al rito religioso.

In Italia i toni si sono solo in parte attenuati domenica per effetto della giornata festiva, ma sembrerebbero destinati a ravvivarsi in previsione dell’appuntamento di martedì quando la Camera dei deputati ospiterà un dibattito che si annuncia molto acceso. Il responsabile degli Esteri, Giulio Terzi, e il titolare della Difesa, Giampaolo di Paola, dovranno far valere le loro ragioni sull’opportunità di aver considerato soddisfacenti le risposte indiane sul rispetto dei diritti umani dei marò, mentre da più parti si sottolinea il rischio, anche se ipotetico, della pena di morte.