Marò, ambasciatore italiano bloccato in India. I giudici: “Ha perso l’immunità”

Pubblicato il 18 Marzo 2013 - 08:21| Aggiornato il 13 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

NEW DELHI – Daniele Mancini, l’ambasciatore italiano, è ancora bloccato in India. La Corte suprema indiana ha rinviato al 2 aprile prossimo la decisione sul caso dei marò ha esteso fino alla data della prossima udienza il divieto di espatrio per l’ambasciatore Mancini.

Dopo aver ascoltato le ragioni del Procuratore generale e del legale della parte italiana, il presidente della Corte Suprema Altamas Kabir ha chiarito di non volersi esprimere sul non ritorno del marò fino alla scadenza del permesso il 22 marzo. Il giudice è parso respingere l’istanza secondo cui Mancini ha firmato la sua dichiarazione giurata a nome dell’Italia. Ha quindi disposto l’estensione del suo precedente ordine secondo cui il diplomatico non può lasciare l’India.

Il presidente della Corte Suprema ha sostenuto che quando ha presentato insieme ai marò una dichiarazione giurata, l’ambasciatore Daniele Mancini ”automaticamente ha perso il diritto all’immunità”. ”Ho perso ogni fiducia nel sig. Mancini”, ha concluso il magistrato.

La Ue si chiama fuori.  L’Ue ”non fa parte della disputa legale” tra Italia e India e ”perciò non può prende posizione nel merito degli argomenti legali riguardanti la sostanza del caso”. Lo afferma in una nota all’Ansa un portavoce di Catherine Ashton, responsabile per la politica estera dell’Ue. L’Ue esprime tuttavia ”l’incoraggiamento” a Italia e India perchè trovino una ”soluzione amichevole” nell’ambito del ”rispetto delle regole internazionali”.

”Come fatto sin dall’inizio di questo caso – è scritto nella nota – incoraggiamo Italia ed India a trovare una soluzione di reciproca soddisfazione, basata sulla Convenzione sul diritto del mare e sul diritto internazionale, esplorando tutte le vie per una soluzione amichevole”. Ribadendo quanto affermato già venerdì scorso, la Ue poi ”prende nota delle discussioni in corso tra India e Italia e continua a sperare che una soluzione consensuale possa essere trovata attraverso il negoziato ed il rispetto delle regole internazionali”.