Marò, accordo sul carcere: “Separati, ma resteranno in divisa militare”

Pubblicato il 6 Marzo 2012 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Una notte di trattative per raggiungere un accordo difficilissimo. Fino alle 3,30 del mattino nel carcere di Trivandrum il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura è rimasto nell’anticamera del direttore assieme ai due soldati italiani che erano appena stati trasferiti dal tribunale di Kollam. De Mistura ha bloccato l’ingresso dei due in cella, e con un sms inviato ai giornalisti italiani in India ha spiegato che “su mio rifiuto di farli entrare in cella, i due militari non sono entrati: non mi muovo da qui fino a quando non avremo chiarito una situazione inaccettabile”.

Nel suo messaggio l’inviato del governo Monti spiegava che “in nessun Paese al mondo questo verrebbe accettato e noi non lo accettiamo. Una cosa è seguire il processo giudiziario locale, cosa che abbiamo fatto con perizie, avvocati, ma è ben altra cosa che nel frattempo militari italiani e in uniforme, e in missione ufficiale all’estero, per un incidente avvenuto in acque internazionali, siano messi in un centro di detenzione per delinquenti comuni”.

In extremis un accordo è stato trovato: i due marines mantengono la divisa militare, entrano in una piccola struttura separata nel carcere, mantengono i contatti telefonici, avranno a disposizione un piccolo giardino per l’aria. E soprattutto in 48 ore il governo indiano dovrebbe rinominare “carcere” il “police club” di Kollam in cui i marò erano rimasti per 2 giorni.

Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha quindi convocato l’ambasciatore indiano a Roma, al quale ha ribadito che le misure prese nei confronti dei due marò sono “inaccettabili” e che anche l’attenuazione del regime della detenzione dei due italiani “non è soddisfacente”. ”L’Italia non riconosce la legittimità, per carenza di giurisdizione”, del procedimento giudiziario in corso in India sul caso dei due marò, ha quindi spiegato Terzi.