Marò, ministro esteri India: “Pena di morte? Solo un chiarimento, no garanzia”

Pubblicato il 30 Marzo 2013 - 15:44| Aggiornato il 1 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

NEW DELHI – Il rischio di vedere i nostri marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, condannati a morte c’è e non è affatto scongiurato. Il governo indiano ha dato solo “un chiarimento, e non la garanzia” all’Italia sull’inapplicabilità della pena di morte per i due marò, e dunque ora non può garantire che l’impegno scritto e consegnato alle autorità di Roma sia rispettato dai magistrati. Lo ha precisato il ministro degli Esteri, Salman Khurshid, che ha concesso una lunga intervista a un’emittente privata, Cnn-Ibn.

L’affermazione è significativa perché il governo indiano aveva sostenuto che il crimine di cui sono accusati Latorre e Girone non rientra in quella categoria di “casi estremi” per i quali il diritto indiano riserva la pena capitale.
 
Khurshid non ha voluto esprimersi invece sull’ipotesi che la crisi diplomatica con l’Italia possa conoscere un secondo capitolo nel caso il tribunale ‘ad hoc’ istituito dalla Corte Suprema possa condannare i due fucilieri del San Marco a una pena detentiva o una pena ancora più pesante: “Penso che il governo italiano sia stato molto sensibile”, ha però osservato, “c’è voluto tempo perché si convincesse, ma non ho problemi nel dire che ha fatto un buon lavoro, un lavoro giusto”.
 
Quanto all’affermazione del vice-ministro degli Esteri, Staffan de Mistura, che la petroliera Enrica Lexie fu attirata con l’inganno in acque indiane, Khurshid ha detto di non averne mai sentito parlare: a suo dire, il governo italiano non lo ha fatto presente né alla Corte Suprema né al governo di New Delhi.