Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due marò in mano agli indiani

Pubblicato il 20 Febbraio 2012 - 08:52 OLTRE 6 MESI FA

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

ROMA –  Massimiliano Latorre, 44 anni di Taranto, e Salvatore Girone, di Bari, sono i due marò del Reggimento San Marco tenuti sotto custodia da parte della polizia indiana: sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati.

Il Reggimento San Marco della Marina militare, di cui fanno parte i marò coinvolti nell’uccisione dei due pescatori in India, e’ uno dei reparti d’elite delle Forze armate italiane: dalla fine del ’91 il ‘San Marco’ ha sede nella nuova caserma di Brindisi intitolata alla Medaglia d’oro Ermanno Carlotto, l’ufficiale di Marina ucciso in Cina durante la Rivolta dei Boxers.

Dal primo ottobre 2009 il Reggimento San Marco, insieme al Reggimento Carlotto e al Gruppo mezzi da sbarco, fa parte della neo costituita Forza da sbarco della Marina militare, che ha un organico di circa 2.100 uomini.

Il San Marco, in particolare – suddiviso in un battaglione d’assalto, uno logistico da combattimento, una compagnia operazioni navali ed una per le operazioni speciali – e’ l’elemento operativo e ‘proiettabile’ della Forza da Sbarco, mentre, il Carlotto provvede al supporto tecnico-logistico e formativo. Tutto il personale della Forza da sbarco, e in particolare i fucilieri del San Marco, e’ sottoposto ad un addestramento intensivo, tale da garantire un grado di prontezza operativa, una mobilita’ e una flessibilita’ d’impiego fuori dal comune e in piena autonomia.

Dal reggimento San Marco vengono tratti gli uomini impiegati nei cosiddetti ‘NMP’, i Nuclei militari di protezione, che dallo scorso ottobre – dopo la definizione del quadro normativo a luglio e la successiva firma di un protocollo d’intesa tra la Difesa e Confitarma, l’associazione degli armatori – vengono imbarcati sui cargo che lo richiedono, per contrastare la minaccia dei pirati. Si tratta di personale ”iper-specializzato”, come spiega il capitano di corvetta Marco Guerriero, ufficiale del reggimento che ha seguito passo passo la nascita degli NMP.

”Non solo, infatti, provengono da quella unita’ del San Marco addestrata specificatamente per svolgere compiti di sicurezza in mare, ma a questa formazione sommano quella di un corso ulteriore, mirato proprio ai Nuclei di protezione. Un corso durante il quale il personale viene addestrato nel dettaglio – dagli aspetti giuridici a quelli relativi alla tipologia del mercantile – per i compiti che andra’ a svolgere”.

Compiti che sono, essenzialmente, quelli di ”vigilanza, osservazione, monitoraggio – con l’ausilio di visori e strumentazioni all’avanguardia, in cooperazione con il personale della nave addetto alla sicurezza -di ogni situazione potenzialmente pericolosa per l’incolumità del mercantile e delle persone a bordo”.

Per quanto riguarda le regole d’ingaggio, queste prevedono l’uso della forza ”graduata e proporzionale all’offesa”. In concreto, quando viene avvistata un’imbarcazione sospetta – perche’ ad esempio si avvicina pericolosamente alla nave – in primo luogo si cerca di attirarne l’attenzione in vari modi – via radio, con segnali visivi e sonori – per fargli cambiare rotta. Se cio’ non avviene, e si notano altre stranezze, come magari la presenza di armi a bordo, l’allerta si innalza ulteriormente e si ricorre ai cosiddetti ‘warning shots, cioe’ dei colpi di arma da fuoco in aria a scopo dissuasivo.

Poi si spara in acqua, sempre a distanza di sicurezza. Gli spari diretti sull’imbarcazione sono solo l’extrema ratio.