Il buco Mf Global, rovinato dai Bot italiani. Corzine come Madoff?

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 3 Novembre 2011 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Per ora il gigantesco buco nei conti della società di brokeraggio Mf Global, potenzialmente una nuova Madoff story, dimostra che il debito sovrano italiano fa vittime su scala globale. Nelle casse della società c’è un ammanco di 700 milioni di dollari ( suscettibili di aumentare a un milione) dei fondi depositati dai clienti. Forse, l’inchiesta è appena partita, distratti o utilizzati per coprire le enormi perdite causate dall’aver scommesso ben 6,3 miliardi di dollari nell’acquisto di titoli di stato europei a prezzi di saldo, avendo avuto cura di scegliere fra quelli dei paesi in maggiore sofferenza, Italia in testa. Sempre per ora, perché lo scandalo potrebbe terremotare Wall Street e pregiudicare gli sforzi di regolamentazione della Borsa, la reputazione del capo di Mf Global, John Corzine, appare ampiamente compromessa.

Corzine non è un broker qualsiasi. Prima di essere eletto senatore democratico e quindi governatore dello stato del New Jersey, era a capo della Goldman Sachs, che risollevò dalla catastrofica gestione precedente e trasformò da banca d’affari privata in una public company (società di diritto privato), guadagnandoci, tra l’altro, circa 400 milioni di dollari. Senza contare che fu scelto da Bill Clinton per presiedere una commissione presidenziale e fu consulente del Tesoro americano per la gestione dei prestiti. Un capo naturale, un uomo abituato a comandare e vincere sin da ragazzo, quando al college era contemporaneamente capitano della squadra di basket e quarterback di quella di football.

Formalmente Corzine non è stato ancora accusato di niente. Ma la gestione di Mf Global è sotto il mirino delle autorità di controllo, la Commodities Futures Trading Commission e la Sec, che sperano ancora di trovare il tesoro evaporato, magari tra le pieghe di una contabilità il cui rigore è saltato per aria nell’estremo tentativo di scongiurare la bancarotta, con il ricorso al Chapter Eleven, l’amministrazione controllata. In effetti, le gravi irregolarità contestate sono emerse proprio a seguito della denuncia obbligata alle autorità di controllo, della rivale Interactive Brokers, che si accingeva a comprare la Mf Global oberata di debiti. Durante le trattative, la lettura dei libri contabili ha svelato l’ammanco. Mf Global avrebbe sicuramente violato la norma che la vincola a una mensile comunicazione della proprio situazione finanziaria. Più grave, sarebbe la conferma che Mf Global non ha tenuto rigorosamente separati i conti dei clienti dai capitali della società. E che i soldi degli investitori sono serviti per tamponare le falle di una gestione sconsiderata. O peggio, che qualcuno sia fuggito con la cassa. Alla faccia della nuova rete di controlli e vincoli gettata dalle autorità pubbliche per mettere in sicurezza Wall Street e che, non appena istituita, mostra già dei buchi grandi come una montagna da 700 milioni di dollari.