Le finanze della California si trovano in uno stato che è eufemistico definire disastroso, con il governatore Arnold Scharzenegger e il Congresso di Sacramento che non sanno da che parte voltarsi per colmare un buco di bilancio di 24 miliardi di dollari, eppure le esorbitanti spese per i funerali del Re del Pop Michael Jackson sono state addebitate alle esauste casse statali. E i californiani, giustamente, non ci stanno, a quanto riferisce il Los Angeles Times.
Vero è che la California, il più popoloso stato dell’Unione, un tempo il più ricco, con Hollywood e tutto il resto è sempre stato abituato a mettere su spettacoli grandiosi e sfarzosi che catturassero l’immaginazione del mondo intero, e così è stato per i funerali di Jacko, che più che un onoranza funebre è allo Staples Center di Los Angeles sono stati una specie di carnevalata all’americana.
Ma ora si tratta di pagare i conti, e se è vero quanto denuncia l’ufficiale giudiziario di Los Angeles, Carmen Trutanich, che rendere l’ultimo omaggio al Re del Pop è costato qualcosa come quattro milioni di dollari, i californiani, alla prese con la più grave recessione dal 1929, si chiedono perché mai debba essere il municipio, cioè loro, a saldare il conto.
L’evento allo Staples Center, con centinaia di migliaia di persone al di fuori dello stadio, ha richiesto l’impiego di migliaia di poliziotti, una moltitudine di servizi di emergenza, legioni di ambulanze e perfino una squadra speciale SWAT (Special Weapons and Tatctice), “l’elite” poliziesca utilizzata nelle missioni più rischiose.
L’indignazione dei californiani che non vogliono pagare di tasca propria la stravaganza dello Staples Center ha trovato voce nel consigliere comunale di Los Angeles Dennis Zine, il quale vuole un’inchiesta su come esattamente siano stati utilizzati i fondi municipali, ed un’altra inchiesta per determinare se i promotori dell’evento, come l’AEG, intendano rimborsare il municipio.
Della rabbia dei californiani si è fatto portavoce lo stesso Los Angeles Times, il quale ha scritto in un editoriale che ”è giusto chiedere alla AEG il rimborso”.