Michael Sanchez, fratello dell’amante di Bezos, ha dato al National Enquirer gli sms privati?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Febbraio 2019 - 07:25| Aggiornato il 2 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nessun complotto politico, né estorsione o ricatto: sarebbe stato Michael Sanchez, fratello di Lauren Sanchez, la nuova compagna di Jeff Bezos, a far trapelare al National Equirer alcune foto di natura privata e dai contenuti espliciti scambiate tra la sorella e il numero uno di Amazon.

Diverse fonti di American Media Inc, AMI, hanno confermato al Daily Beast che Michael ha contribuito a portare alla luce la relazione della coppia.

In precedenza i vertici di AMI si erano rifiutati di rivelare chi avesse fatto trapelare i messaggi ma la settimana scorsa Elkan Abramowitz, un avvocato della società, ha lasciato intendere che dietro ci fosse Sanchez e ha negato le accuse secondo cui il tabloid avrebbe cercato di ricattare l’amministratore delegato di Amazon.

“Le nostre indagini su chi abbia fornito le foto al National Enquirer e sul perché sia stato fatto, ora sono complete”, ha detto Gavin de Becker, il consulente per la sicurezza Bezos al Daily Beast.

Rispondendo all’apparente allusione di Bezos che possano essere stati coinvolti l’amministrazione Trump e i legami dell’Enquirer in Arabia Saudita, Abramowitz ha detto che l’affermazione è “diffamazione”.

“Non c’entra la Casa Bianca. Non c’entra l’Arabia Saudita“, ha aggiunto riferendosi al post accusatorio di Bezos. “E’ la teoria diffamatoria che sta distruggendo AMI è che questo sia tutto una missione politica di demolizione sponsorizzata da una nazione straniera o da qualche politico in questo paese”.

Nella lettera aperta di Bezos, proprietario del Washington Post, si riferiva a diversi motivi e personaggi che potevano cospirare ma senza essere esplicito. 

Ami, secondo Bezos, lo aveva avvertito che il National Enquirer aveva una raccolta di immagini molto personali sue e della Sanchez; il tabloid minacciava di pubblicarle, ha detto l’uomo più ricco del mondo, a meno che non avesse rilasciato una dichiarazione che lui e l’investigatore che aveva ingaggiato per esaminare il reportage dell’Enquirer sulla sua relazione “non avevano alcuna conoscenza o base per sostenere che la copertura dell’AMI fosse politicamente motivata o influenzata dalle forze politiche”.

“Non si tratta assolutamente di estorsione o ricatto. Era una delle solite storie che il National Enquirer ottiene da fonti attendibili”, il commento di Abramowitz.