Migranti, chi non paga lo uccidono e gli espiantano gli organi

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Luglio 2016 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
Migranti, chi non paga lo uccidono e gli espiantano gli organi

Migranti, chi non paga lo uccidono e gli espiantano gli organi

ROMA – Quelli non hanno i soldi per pagare vengono consegnati agli egiziani, che li uccidono per espiantargli gli organi e rivenderli sul mercato nero. Il racconto choc è di Nuredin Atta Wehabrebi, il primo trafficante di esseri umani pentito che da un anno collabora con la giustizia italiana. E’ sulla base delle sue dichiarazioni che si regge l’inchiesta Glauco 3 della Procura di Palermo, quella che ha portato lunedì 4 luglio a una raffica di arresti in tutta Italia. Sono in tutto 38 le persone fermate e accusate, a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione e altri aberranti reati.

“Talvolta i migranti non hanno i soldi per pagare il viaggio che hanno effettuato via terra, né a chi rivolgersi per pagare il viaggio in mare, e allora mi è stato raccontato che queste persone che non possono pagare vengono consegnate a degli egiziani, che li uccidono per prelevarne gli organi e rivenderli in Egitto per una somma di circa 15.000 dollari.

Nuredin Wehabrebi Atta, eritreo di 32 anni, è stato arrestato nel 2015. Subito dopo l’arresto ha deciso di collaborare aiutando gli inquirenti a ricostruire il funzionamento della tratta dei migranti. L’indagine è coordinata dal Procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Annamaria Picozzi.

Ai pm ha detto anche il prezzario dei presunti trafficanti di organi: li rivenderebbero a circa 15.000 dollari l’uno. In particolare questi egiziani vengono attrezzati per espiantare l’organo e trasportarlo in borse termiche.

Oltre agli aspetti raccapriccianti, poi il pentito ha contribuito a disvelare un network criminale internazionale che fatturava milioni di euro. Due gli indirizzi riferiti: un bar di Palermo e una profumeria di Roma. In particolare presso il bar palermitano, il giorno stesso e in quelli seguenti ad alcuni sbarchi fra maggio e luglio 2015, sarebbero arrivati decine di migranti che, tramite il gestore del Bar, venivano contattati telefonicamente dall’estero da persone che li istruivano sull’arrivo dei soldi per pagare la tratta successiva del viaggio: prima verso Roma o Milano, a 50 o 100 euro per ciascuno e poi per l’estero.

A Roma sarebbe invece stata individuata la centrale delle transazioni finanziarie, in un esercizio commerciale a pochi passi dalla Stazione Termini, dove sono stati sequestrati 526 mila euro e 25 mila dollari in contanti, oltre a un libro mastro riportante nominativi di cittadini stranieri e utenze di riferimento.

Le modalità utilizzate dal sodalizio per far arrivare i migranti sul territorio nazionale, non solo via mare ma anche tramite falsi ricongiungimenti familiari. E’ emerso, inoltre, che i principali indagati gestivano anche una fiorente attività di traffico internazionale di stupefacente del tipo catha, droga importata dall’Etiopia, inserita per la legislazione italiana tra le droghe pesanti.