Mikey “sospetto terrorista” di 8 anni, bloccato in ogni aeroporto

Pubblicato il 14 Gennaio 2010 - 18:05 OLTRE 6 MESI FA

Scambiato per un terrorista ogni volta che entra in aeroporto e per questo fermato e controllato. E’ uno strano caso di omonimia se si pensa che la vittima ha solo 8 anni, è un boy scout e studia a una scuola parrocchiale.

Ma dalla prima volta che salì su un aereo, quando aveva 2 anni, di fronte ha sempre la stessa scena:  al banco accettazioni gli addetti esprimono sorpresa quando trovano il suo nome nella “selected list”,  chiamano i superiori,  scatta  la rigida ispezione e l’interrogato dei funzionari della Tsa, la Transport security administration. Né la tenera età, siamo d’accordo che anche i bambini vengono addestrati come kamikaze da al Qaida, né l’aspetto del tutto inoffensivo, occhiali, educato e sorridente, riesce a farlo scampare a questi ormai ridicoli controlli .

Assieme alla famiglia è l’ultimo a prendere il suo posto, e non di rado causa ritardi alle partenze. Il motivo: Michael Hicks, figlio di un imprenditore e di una fotogiornalista sempre al seguito della Casa Bianca, è un sospetto terrorista.  Mikey, come viene chiamato, figura, infatti, nella “selected list”, un elenco allargato del “non volo”. E in 6 anni, la famiglia non è riuscita a farlo togliere.

William Pasrell, il deputato democratico che la aiuta, è furioso: «Nella lista del non volo compaiono 2.500 nomi, in quella selettiva 13.500. Evidentemente sono inattendibili, se includono un bambino». A segnalare l’assurdità del caso è il New York Times, che ha appurato che si tratta di omonimia. Un Michael Hicks è veramente sospettato di terrorismo, ma non si sa chi sia, e di Michael Hicks in America il giornale ne ha comunque contati più di 1.600.

Interpellato dal New York Times, James Fotenos, il portavoce della Tsa, ha dichiarato che «di norma i bambini non figurano nei nostri elenchi» e ha assicurato che tra le riforme ordinate da Obama dopo il mancato attentato di Natale al volo della Delta c’è la revisione delle liste. Ma il giornale osserva che negli ultimi tre anni circa 82 mila passeggeri, bloccati agli aeroporti, vittime di casi di omonimia, hanno fatto ricorso contro la Tsa e che 25 mila ricorsi sono ancora pendenti.

Un uomo d’affari canadese, Mario Labbè, è stato prima costretto a rinunciare ad andare negli Stati Uniti e a fissare gli incontri con americani in Francia, poi a cambiare nome, cosa legale nel suo Paese. Adesso va e viene liberamente tra Toronto e New York: «Assurdità, follie» ha protestato. Il deputato Pasrell ha chiesto alla Tsa di lasciare in pace il piccolo Mikey e all’Fbi, la polizia federale, e alla Cia, il servizio segreto, di ridurre le loro banche dati sui terroristi: «Arrivano a 550 mila nomi» lamenta. «È il caos. Occorre essere precisi».