Blitz israeliano, l’autopsia rivela: vittime colpite direttamente da più proiettili

Pubblicato il 5 Giugno 2010 - 17:18 OLTRE 6 MESI FA

Quasi tutte le nove vittime del blitz israeliano sulla nave turca “Mavi Marmara” diretta a Gaza sono state raggiunte da più proiettili, il più ravvicinato da venti centimetri, di fronte e di schiena. Lo hanno rivelato le autopsie condotte a Istanbul dai medici legali turchi, come riferisce il quotidiano britannico Guardian.

Le nove vittime sono state raggiunte complessivamente da 30 colpi di arma da fuoco. Solo una delle vittime è stata raggiunta da un solo colpo, sulla fronte, da una certa distanza. Le altre sono state ferite da più proiettili: una da cinque, altre due da quattro.Cinque delle vittime sono state colpite sia di fronte che di schiena o solo di schiena.

La Mavi Marmara

“Il colpo più ravvicinato è stato approssimativamente da 20 centimetri”, ha detto il presidente del Consiglio turco della medicina forense, Haluk Ince.

Fulkan Dogan, 19 anni, doppia cittadinanza turca e statunitense, è stato raggiunto da cinque colpi sparati da meno di 45 centimetri: uno ravvicinato al lato destro del naso, poi dietro la testa, alla schiena e due volte alla gamba sinistra.

Il più anziano delle vittime, Ibrahim Bilgen, 60 anni, è stato ferito quattro volte: alla tempia destra, al lato destro del petto, alla schiena e all’anca. Era un ingegnere che faceva attività politica, era sposato e aveva sei figli.

Cetin Topcuotlu, 54 anni, era un ex campione di taekwondo e lavorava come allenatore della nazionale turca. E’ stato raggiunto da tre colpi: uno dietro la testa, uno all’anca e uno al ventre.I colpi erano tutti di calibro 9, salvo uno. Quest’ultimo proiettile non era mai stato visto dai medici legali turchi: “Era come un contenitore di diversi tipi di proiettili usati abitualmente nelle armi da fuoco, ha detto Ince. E’ penetrato nella regione della testa dalla tempia e lo abbiamo trovato intatto nel cervello”.

Ince ha sottolineato che “tutti i proiettili sono intatti. Questo è importante in campo forense. Quando un proiettile colpisce un altro punto, entra nel corpo deformato. Se entra direttamente nel corpo, il proiettile rimane intatto”.

La circostanza dimostra che i militari israeliani hanno sparato direttamente contro gli attivisti e che questi non sono stati raggiunti da proiettili di rimbalzo.

Un portavoce dell’ambasciata israeliana a Londra, sentito dal Guardian sui risultati delle autopsie, ha detto che il numero elevato di proiettili trovati nei corpi delle vittime non modifica il fatto che i soldati abbiano agito per autodifesa: “L’unica situazione in cui un soldato ha sparato è stata quando era chiaramente in pericolo di vita – ha detto il portavoce -. Premere il grilletto rapidamente può far sì che diversi proiettili finiscano nello stesso corpo, ma non cambia il fatto che i militari fossero in pericolo di vita”.