La comunità gay internazionale si divide sul Medio Oriente dopo il drammatico assalto dei marine israeliani alla flottiglia pro-palestinese al largo di Gaza.
Gli organizzatori della Gay Pride Parade di Madrid, una delle più importanti del mondo, in programma all’inizio di luglio nella capitale spagnola, hanno reso noto di avere ritirato l’invito a partecipare alla sfilata che avevano inviato alle associazioni gay e lesbiche di Tel Aviv (Lgbt).
La prima ragione addotta dagli organizzatori spagnoli, secondo il quotidiano di Madrid El Mundo e quello di Tel Aviv Yediot Ahronot, è che la presenza della delegazione israeliana comporterebbe “rischi per la sicurezza”.
L’associazione gay di Israele doveva partecipare fra l’altro a bordo di un carro-autobus decorato con le scritte ‘israeli’ e ‘telavivi’. La metropoli israeliana, che da anni accoglie una Gay Parade, l’unica in tutto il Medio Oriente, si propone come una della ‘capitali gay’ del mondo.
Il ritiro dell’invito interviene all’indomani degli incidenti violenti di cui è stata teatro l’università di Madrid. Il 7 giugno circa 200 attivisti pro-palestinesi hanno interrotto una conferenza della camera di commercio Israele-Spagna e poi lanciato pietre e bidoni di vernice contro un’auto della polizia nella quale si erano rifugiati due uomini d’affari israeliani, uno dei quali è stato leggermente ferito.
Altre proteste dopo l’attacco alla flottiglia pro-palestinese si sono registrate in Francia, dove la catena di cinema Utopia ha tolto dalla programmazione un film israeliano, e in Libano, dove è stato lanciato il boicottaggio del concerto del gruppo rock britannico Placebo colpevole di essersi esibito negli ultimi giorni in Israele.
Un dirigente della Federazione spagnola gay- lesbiche Felgtb Antonio Poveda ha detto che il ritiro dell’ invito agli israeliani è dovuto anche al fatto che “il comune di Tel Aviv non ha condannato l’assalto alla flottiglia”.
Ma non tutti sono d’accordo in Spagna. La Confederazione spagnola Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali ‘Colegas’ ha protestato contro l’esclusione degli israeliani e “l’antisemitismo della società spagnola”, definendo “inaccettabile” il “veto alla presenza di omosessuali israeliani” che “nulla hanno a che vedere” con “la crociata contro lo stato di Israele”.
Il veto ai gay di Tel Aviv ha suscitato proteste in Israele. Il portavoce del ministero degli esteri Yossi Levy ha parlato di una “decisione molto triste e preoccupante: la Sfilata dell’ Orgoglio diventa la Sfilata della Vergogna” ha detto a El Mundo.
Il leader dei gay di Tel Aviv Mike Hammel si è detto “molto triste”: “gli organizzatori dell’importante Gay Parade di Madrid – ha accusato – mescolano questioni che non hanno nulla a che vedere con la nostra comunità”.