Morti, password e social network: mancano leggi sull’eredità digitale

di Francesco Montorsi
Pubblicato il 12 Gennaio 2013 - 07:45 OLTRE 6 MESI FA

TORONTO – Come si comportano Facebook e Twitter con la morte? La storia di Alison Atkins, morta all’età di sedici anni il 27 luglio 2012, e della sua famiglia, mostra le nuove difficoltà che l’era digitale impone alle famiglie in lutto e alla gestione del ricordo. Quando, dopo una lunga battaglia con una malattia del colon, Alison è morta a Toronto, sua sorella Jaclyn ha chiamato un tecnico informatico. Lo scopo: violare le password del suo MacBook Pro ed avere accesso a Facebook, Twitter, Tumblr, Yahoo e Hotmail. Quando la malattia aveva inchiodato Alison nella sua casa, questi siti erano stati il prezioso salvagente che le aveva permesso di continuare a vivere in contatto con il resto del mondo.

Grazie a questa “intrusione”, Jaclyn e i suoi genitori hanno potuto accedere ai beni digitali di Alison – foto, poesie, messaggi – che altrimenti sarebbero andati definitivamente scomparsi, perduti dietro un muro impenetrabile di password. Ma, in realtà, nulla assicura la perennità dei ricordi digitali nel mare di Internet. Anzi, la famiglia Atkins sta già vedendo quanto sia difficile preservare sul web la memoria dei cari defunti. Qualche tempo dopo la morte di Alison, verso ottobre, novembre, diversi account hanno eseguito il log out e hanno chiesto di reinserire quella password che la famiglia non aveva mai avuto. Malgrado i diversi tentativi di Jaclyn, le porte di Facebook o la mail di Yahoo si sono chiuse per sempre.

La storia della famiglia Atkins svela come la condivisione e l’eredità dei beni digitali – una parte sempre più grande del patrimonio della memoria di ciascuno – non sia ancora adeguatamente trattata dalle leggi degli stati. Violando la password di Alison, gli Atkins hanno commesso un atto contrario alle norme dei diversi siti e passibile di ammenda in termini di legge. Come fare, per una famiglia in questa situazione, a conservare quei ricordi che essa sente il diritto e il dovere di custodire, ma che sono protetti da rigide norme di protezione? Le leggi sulla privacy servono, da quando sono state inventate, a proteggere i vivi e tralasciano di rispondere alla questione della morte di un utente.

Inoltre, la chiusura automatica degli account di Alison, malgrado il desiderio della famiglia di mantenerli attivi, illustra il vuoto legale che riguarda l’eredità dei beni digitali. Nella maggior parte dei paesi, i beni digitali non sono considerati dalla legge come beni fisici che possono essere distribuiti secondo la propria volontà. Si tratta dunque di tracce protette e a volte irraggiungibili e che possono anche svanire nel nulla, facendo perdere alla famiglia in lutto una parte non trascurabile del ricordo di un parente o un amico.