La nave libica cambia rotta e arriva in Egitto

Pubblicato il 14 Luglio 2010 - 20:38 OLTRE 6 MESI FA

La nave libica, inizialmente diretta a Gaza con aiuti umanitari, è arrivata nel porto egiziano di al Arish. La Amalthea, che batte bandiera moldava, trasporta un cargo di duemila tonnellate di aiuti alimentari e umanitari destinati alla popolazione della Striscia controllata da Hamas e che dovrebbero arrivare giovedì.

Il capo dell’autorità portuale di Al Arish ha indicato che le medicine e i passeggeri della nave entreranno a Gaza passando per il valico di Rafah mentre le derrate alimentari verranno trasportate attraverso il valico di Awja.

In precedenza il ministro degli esteri del Cairo, Ahmad Abul Gheit, aveva dichiarato, secondo quando riferito dall’agenzia di stampa Mena, che il suo paese aveva accettato la richiesta del cargo di attraccare proprio in quel porto. Sembra cosìconcludersi senza le temute violenze una vicenda che ancora prima di sabato scorso – quando la nave aveva levato le ancore da un porto greco – aveva mobilitato la diplomazia internazionale. Gia’ diverse ore prima dell’annuncio della Tv egiziana, i segnali che giungevano da Israele erano comunque ispirati a un cauto ottimismo. Un portavoce militare aveva detto che unità della marina stavano seguendo costantemente i movimenti della nave e che il cargo stava seguendo una rotta in direzione di El Arish. Al tempo stesso aveva avvertito che la marina restava pronta a impedire anche con la forza un eventuale tentativo di forzare il blocco marittimo israeliano davanti alla Striscia di Gaza.

La scorsa notte il cargo era stato costretto a fermarsi per alcune ore a causa di un asserito guasto al motore mentre da una delle navi della marina israeliana che l’accompagnavano giungevano via radio al comandante imperiose richieste di spiegazioni sulle cause dell’arresto. La Fondazione Gheddafi aveva insistito sul fatto che l’equipaggio della nave era deciso a raggiungere Gaza. In realtà dietro le quinte sembra che si sia svolta una serrata partita diplomatica per arrivare a una soluzione tale da scongiurare una prova di forza mentre sono sempre vivi gli strascichi del sanguinoso arrembaggio israeliano alla nave turca Mari Marmara, il 31 maggio scorso, nel corso del quale furono uccisi nove attivisti turchi filopalestinesi e molti altri feriti. La stampa israeliana, riprendendo notizie apparse su alcuni media arabi, ha riferito di una mediazione che avrebbe visto coinvolto un uomo d’affari austriaco Martin Schlaff, che ha legami economici con la Libia e anche con Israele.