Nord Corea lancia 2 nuovi missili Musudan: un flop e un parziale successo

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Giugno 2016 - 09:38 OLTRE 6 MESI FA
Nord Corea lancia 2 nuovi missili Musudan: un flop e un parziale successo

Nord Corea lancia 2 nuovi missili Musudan: un flop e un parziale successo

PYONGYANG – Altri due nuovi missili Musudan, a media gittata, sono stati testati dalla Corea del Nord: il primo s’è rivelato un flop, il secondo invece un parziale successo. Su quest’ultimo s’è concentrata l’attenzione e la preoccupazione dei militari di Usa e Corea del Sud: il razzo è riuscito a coprire, toccando l’altitudine di oltre 1.000 metri, la distanza di 400 chilometri avvicinandosi a quota 500 che è la soglia per poter rivendicare il successo di un vettore a medio raggio. Insomma, un possibile segnale – su cui saranno fatte ulteriori valutazioni – sullo stato di avanzamento tecnologico del vettore “made in Dprk”, presente in almeno 50 pezzi a partire dal 2007 nell’arsenale del Nord e mai ufficialmente testati almeno fino allo scorso aprile.

Il regime di Pyongyang rivendica il successo dei test effettuati. Il vettore, riporta l’agenzia ufficiale Kcna, è finito “con precisione nello spazio di acque designate” a 400 km dalla costa orientale di Wonsan, nel mar del Giappone. Pur se non esplicito, il riferimento sembra essere al secondo dei due missili, dato che il primo, come detto, è esploso dopo appena 150 km.

Il leader Kim Jong-un ha assistito “al test guidato del vettore strategico di medio raggio superficie-superficie Hwasong-10”, aggiunge la Kcna, senza fornire altri dettagli. Il lancio è stato pianificato “da un alto angolo di fuoco con la simulazione del massimo range possibile”: una mossa che ha consentito di provare la resistenza al surriscaldamento della testata e stabilità di volo. Entusiasta il commento di Kim: “La Corea del Nord ha le capacità d’attacco complessive e funzionali contro gli Usa nelle operazioni sullo scacchiere del Pacifico”.

Uno scenario inquietante che, unito alle ripetute violazioni dei rigidi obblighi imposti a Pyongyang dalle risoluzioni Onu accumulatesi nel tempo, ha spinto Giappone, Corea del Sud e Usa a esprimere una robusta condanna: convocato d’urgenza il Consiglio di Sicurezza, mentre Nato e Farnesina hanno invitato a sospendere ogni provocazione. Il ministro della Difesa nipponico Gen Nakatani ha ammesso l’esistenza dell’ipotesi sui progressi balistici: “Questo – ha osservato – pone seri timori alla sicurezza del nostro Paese”.

Il Musudan è un missile sviluppato sugli SS-N-6 sovietici in grado di coprire fino a 4.000 km, ma la Corea del Nord conta da subito sui più affidabili Rodong, della gittata di 1.300 km, capaci di colpire tutta la Corea del Sud e parte del Giappone.

Dalla Cina, alleato tradizionale di Pyongyang, è arrivato l’invito a evitare azioni che possano aggiungere altra tensione: “La situazione nella penisola coreana è complessa e sensibile”, ha detto Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri. A Pechino, intanto, si è tenuta la prima giornata di lavori del Northeast Asia Cooperation Dialogue (Neacd), giunto alla sua 26/ma edizione, che mette insieme diplomatici e accademici di Cina, Usa, Giappone, Russia e delle due Coree. Uno schema che riproduce il Tavolo a Sei, in stallo da fine 2008, per trattare proprio la questione nucleare nordcoreana: la riunione punta a favorire la fiducia regionale, secondo i promotori Institute on Global Conflict and Cooperation dell’Università della California e China Institute of International Studies, usando il format del “track 1.5 diplomacy” dove funzionari e altri inviati lavorano insieme alla possibile soluzione dei conflitti.

Per la prima volta dal 2012, c’è una delegazione nordcoreana guidata da Choe Son Hui, vicedirettore generale del Dipartimento per gli affari Usa del ministero degli Esteri, mentre per Paesi come Usa, Giappone e Cina ci sono i rispettivi inviati speciali del dossier nucleare di Pyongyang. Ma la diplomatica nordcoreana è stata perentoria affermando di considerare il Dialogo a Sei come “morto”. La sensazione è che una soluzione praticabile sia ancora parecchio lontana da venire.

L’ultima provocazione della Corea del Nord all’Occidente è una foto che simboleggia le ambizioni nucleari del Paese. Il feroce dittatore Kim Jong-un che sorride mentre osserva da vicino la testata di un razzo.