Usa, Obama. ”Non credo che la marijuana sia più pericolosa dell’alcol”

Pubblicato il 20 Gennaio 2014 - 10:42 OLTRE 6 MESI FA
Il presidente Barack Obama

Il presidente Barack Obama

USA, WASHINGTON – ”Non credo che la marijuana sia più pericolosa dell’alcol, in termini d’impatto per l’individuo consumatore”. Lo spiega Barack Obama in un lungho pezzo, oltre 17mila parole, a metà strada tra l’intervista e il profilo dedicato al presidente, ad opera del direttore del New Yorker, David Remnick. Un lavoro che raccoglie ore di confidenze rese da Obama lungo i mesi scorsi, all’ufficio Ovale e sull’Airforce One.

”Ci� non vuol dire – prosegue Obama – che io incoraggi l’abitudine alla droga leggera. Ho detto alle mie figlie che è una cattiva idea, uno spreco di tempo e per nulla salutare”. Quindi ribadisce la sua intenzione di andare avanti su leggi che trattino i consumatori in modo più equo: ”Non possiamo mettere in galera ragazzi, quando probabilmente chi ha scritto quella legge per cui sono in arresto hanno fatto la stessa cosa. I ragazzi del ceto medio non vanno in galera per droga, ci vanno quelli più poveri, che spesso sono afro-americani e latini e hanno meno risorse per evitare di essere puniti”.

Ma Obama parla anche del suo mandato che scade tra due anni, spiegando che è sull’economia che vorrebbe essere giudicato: ”Misurerò me stesso e alla fine della mia presidenza in larga parte sul fatto se sia riuscito a iniziare il processo di ricostruzione della classe media e di accesso di classi subalterne al benessere, invertendo la tendenza verso la disuguaglianza economica presente in questa società”. Obama parla anche di Snowden. Osserva che le sue fughe di notizie ”hanno messo in pericolo persone senza rivelare nulla di illegale”, anche se hanno sollevato ”questioni politiche legittime” sulla Nsa.

Quanto all’ipotesi di una clemenza a suo favore dice di non avere ”una risposta sì o no”. ”Siamo di fronte a un caso aperto, dove sono in piedi ancora capi d’accusa”. Ma Obama affronta anche il nodo della questione razziale, convinto che essere nero non abbia inciso più di tanto sulla sua popolarità: ”Non c’è dubbio che ci sono alcune persone che semplicemente non mi amano perche’ non gradiscono l’idea di avere un presidente nero. Tuttavia – prosegue Obama – c’è anche il rovescio della medaglia. E cioè che ci sono alcune persone nere e forse alcune persone bianche a cui io piaccio molto e magari mi danno il beneficio del dubbio suoi miei errori, proprio perchè io sono un presidente nero”.

Infine, il pezzo racconta qualche dettaglio di carattere personale, sulla sua famiglia. La figlia maggiore, Malia 15 anni, che vuole diventare regista e Michelle che ha già cominciato a scrivere le sue memorie. Quanto a lui, si metterà all’opera una volta lasciata la Casa Bianca. Un amico del presidente, Marty Nesbitt, rivela alla rivista che il Presidente si concentrerà sui ”diritti umani, sulla scuola, la salute e il benessere”. Secondo una stima di un importante agente letterario, Andrew Wylie, le memorie che Obama intende scrivere rappresentano un affare tra i 17 e i 20 milioni di dollari.