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Omicidio Shinzo Abe, il killer ha colpito ‘per odio’ con un’arma artigianale: ora rischia la pena di morte

di Redazione Blitz |9 Luglio 2022 8:37

Omicidio Shinzo Abe, il killer ha colpito 'per odio' con un'arma artigianale: ora rischia la pena di morte (foto ANSA)

Una delle poche certezze è che Tetsuya Yamagami, come ha confessato lui stesso, voleva colpire e uccidere Shinzo Abe con una specie di pistola artigianale. Ma sulle ragioni del gesto e soprattutto su chi sia Yamagami, che ora rischia la pena di morte, pendono tanti interrogativi ancora senza risposta.

Chi è l’assassino di Shinzo Abe

Ex militare di 41 anni, l’uomo che ha assassinato il politico che ha rotto il tabù della potenza bellica giapponese non sembra essere un attivista politico. Viveva in un appartamento qualunque nella città di Nara e aveva lasciato il lavoro a maggio per motivi di salute. “Non ho mai sentito che avesse convinzioni politiche e non riesco in alcun modo a collegarlo all’attacco”, ha raccontato un conoscente.

Yamagami frequentò una scuola superiore pubblica nella prefettura di Nara e scrisse nel suo annuario di “non avere la più pallida idea” di cosa volesse fare in futuro. Risulta che l’uomo abbia prestato servizio nella Marina della Forze di Autodifesa (le forze armate di Tokyo) per due anni e nove mesi fino al 2005 presso la base di Kure, nella prefettura di Hiroshima. Nell’autunno del 2020 aveva iniziato a lavorare in un’azienda manifatturiera nella regione del Kansai. Non risultano segnalazioni di problemi sulla sua condotta ma nell’aprile di quest’anno Yamagami ha comunicato di voler abbandonare il lavoro perché “stanco”, cosa che ha fatto il mese successivo.

Killer ha sparato per odio

Avrebbe colpito l’ex premier “per odio“, secondo le prime ricostruzioni, ma la polizia ha assicurato che dopo l’arresto Yamagami ha escluso “motivazioni politiche”, parlando di “rancore” contro una presunta e non meglio specificata “organizzazione” che lui pensava essere legata ad Abe. Ha dichiarato di aver costruito da sé, forse con le istruzioni di assemblaggio recuperate su internet, la pistola e “diversi ordigni esplosivi” per portare a termine l’attacco. “Provavo risentimento per l’ex primo ministro Shinzo Abe e per questo volevo ucciderlo”, ha confessato agli inquirenti.

Le immagini dell’arresto di Yamagami mostrano l’arma avvolta nel nastro adesivo nero, per meglio occultarla e per rinforzarne la struttura, con due canne e dalle dimensioni di poco più grandi di una pistola. Di sicuro potente, viste le lesioni mortali causate. Il paradosso è che in Giappone il porto e l’uso delle armi da fuoco è disciplinato con estremo rigore e consentito solo in limitatissimi casi: gli agenti della sicurezza di Abe che hanno bloccato l’attentatore dopo gli spari scaraventandolo per terra, lo hanno affrontato senza ricorrere alle armi. 

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