Overdose di Coca Cola, causa di morte di una madre di 8 figli in Nuova Zelanda

Pubblicato il 13 Febbraio 2013 - 13:47| Aggiornato il 23 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

NUOVA ZELANDA – Overdose di Coca Cola, questo il referto per la morte di una donna in Nuova Zelanda. Certo la contiguità del termine coca con lo stupefacente ha da sempre conferito un che di maledetto alla bevanda più famosa del mondo, che ragazzini e adulti, senza distinzioni, mandano giù con gran piacere e senza ombre di sensi di colpa o timore di andarci a “rota”. Che troppa caffeina e troppo zucchero fanno male, lo sanno tutte le brave nonne ma,  “dipendenza”, “overdose”… ce n’è abbastanza per terrorizzare il globo intero.

I fatti. In Nuova Zelanda, un coroner, il magistrato incaricato di accertare le cause di morte, ha messo sotto accusa il brand di maggior valore al mondo, concludendo che una donna di 30 anni aveva sviluppato dipendenza dalla Coca Cola ed è morta per averne bevuta troppa, stroncata da un attacco di aritmia cardiaca. Secondo le evidenze dell’inchiesta, Natasha Harris di Invercargill, madre di 8 figli, morta nel febbraio 2010, beveva fino a 10 litri di “Classic Coke” al giorno, più del doppio del limite sicuro di caffeina e quasi un chilo di zucchero (in Australia quest’anno si è registrato un altro caso analogo: 8 litri di Coca al giorno e perdita di tutti i denti).

Un consumo totale di oltre 24 mila litri in 8 anni. Nei mesi prima della morte, ha testimoniato il partner Chris Hodgkinson, la salute della donna era rapidamente peggiorata. “Non aveva energia e sentiva nausea tutto il tempo. La mattina si alzava e vomitava”. Aveva sviluppato dipendenza: “se non beveva Coke era di cattivo umore, soffriva di mal di testa e si sentiva priva di energia”, ha detto. Secondo i legali della Coca Cola non è provato che le grandi quantità della bevanda abbiano contribuito al decesso, poiché gli esperti non sono stati concordi sulla sua causa di morte più probabile.

Il coroner David Crerar, in un verdetto destinato ad avere risonanza mondiale, ha invece stabilito che la signora Harris non sarebbe morta se non fosse stato per la dipendenza dalla bevanda. “Se non fosse stato per il consumo di quantità molto grandi di Coke è improbabile che sarebbe morta quando è morta e nel modo in cui è morta”, ha detto. Il magistrato ha inoltre raccomandato che il governo consideri di imporre limiti sul contenuto di caffeina e di zucchero nelle bevande effervescenti e l’apposizione di etichette di avvertimento più specifiche.