“Padre Paolo Dall’Oglio prigioniero con Greta e Vanessa”, dicono dalla Siria

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2014 - 09:38 OLTRE 6 MESI FA
"Padre Paolo Dall'Oglio prigioniero con Greta e Vanessa", dicono dalla Siria

Padre Paolo Dall’Oglio

ERBIL – “Padre Paolo Dall’Oglio è prigioniero in Siria insieme a Greta Ramelli e Vanessa Marzullo,” le due giovani cooperanti italiane rapite alla fine di luglio: è quanto sostiene Michel Kilo, 74 anni, cristiano ed ex comunista, intellettuale di Damasco da decenni oppositore del regime degli Assad. In una conversazione telefonica con Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera, Kilo ha detto che padre Dall’Oglio

“è vivo e sta bene. Si trova in una prigione posta nelle vicinanze della cittadina siriana di Raqqa e controllata da militanti iracheni dello Stato Islamico. Nelle stessa prigione potrebbero trovarsi altri ostaggi occidentali, tra cui le due cooperanti italiane rapite di recente”.

A Cremonesi, Kilo ha detto che il sacerdote gesuita

“originariamente venne rapito da militanti dello Ahrar al-Sham (letteralmente ‘Uomini Liberi della Grande Siria’, gruppo armato che raduna formazioni minori tra il fronte integralista islamico, ndr ). Questi però poi lo hanno consegnato ai capi dello Stato Islamico, forse dopo un congruo pagamento come fanno spesso tra formazioni diverse, che intendevano liberarlo in cambio di un forte riscatto. Per molti mesi è stato rinchiuso nel palazzo del governatorato di Raqqa, dove i jihadisti hanno il loro quartier generale. Con lui sono stati tanti altri prigionieri occidentali, credo anche James Foley, il primo dei giornalisti americani decapitati”.

Adesso, invece, Dall’Oglio sarebbe in un altro carcere, trattenuto da jihadisti iracheni “meno affidabili dei precedenti, più pericolosi di quelli siriani di Raqqa”. E con lui potrebbero esserci anche Vanessa Marzullo e Greta Ramelli.

E adesso, dopo che l’Italia ha annunciato di voler partecipare alla coalizione guidata dagli americani contro lo Stato Islamico, la situazione per Dall’Oglio si complica.

“Non è più una questione di prezzo. La partecipazione militare italiana introduce l’elemento politico. Un conto è mandare aiuti civili, un altro spedire armi. Lo abbiamo appena visto con la decapitazione dell’ostaggio inglese. I jihadisti ricattano e puniscono i Paesi che si alleano contro di loro”.

Secondo Kilo, il rischio, una volta che l’alleanza occidentale inizierà a bombardare, è che

“sia i militanti del Nuovo Esercito Siriano Libero che le formazioni non estremiste islamiche torneranno in massa a combattere per la libertà del Paese. Ora non si vedono, sono strette tra l’incudine dello Stato Islamico e il martello delle repressione del regime. Ma sono presenti, vive e vegete, da nord a sud. .(…) Assad è un criminale, un assassino della sua gente, che non ha esitato a sfruttare e dar forza ai jihadisti terroristi e tagliagole pur di criminalizzare l’intero movimento patriottico di opposizione al regime. Assad non è un partner. Deve andarsene. Con lui non ci sono compromessi possibili”.