Papa Francesco e la satira: “Chi offende mia madre si aspetti un pugno”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2015 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA
Papa Francesco: "Chi offende mia madre si aspetti un pugno"

Papa Francesco

ROMA – “Chi offende mia madre si aspetti un pugno”. Così dice Papa Francesco. Il Pontefice parla degli attentati di Parigi, la libertà di espressione, la responsabilità. Lo fa sul volo dallo Sri Lanka alle Filippine rispondendo alla domanda di un giornalista francese sul dibattito che si è innescato dopo il crudele massacro dei vignettisti di Charlie Hebdo.

Papa Bergoglio ha spiegato che “non si può reagire violentemente”, anzi, che è “un’aberrazione uccidere in nome di Dio”, ma per quanto riguarda la libertà di espressione “c’è un limite”, lasciando intendere, con l’esempio dell’offesa alla mamma, che toccando ciò che le persone hanno di più caro a volte possono scattare reazioni inconsulte.

Bergoglio ha spiegato che: “La religione non può mai uccidere, non si può farlo in nome di Dio. Ma non si può provocare, non si può prendere in giro la religione di un altro. Non va bene. Non si giocattolizza la religione degli altri. La libertà di espressione è un diritto, ma anche un dovere”. 

Ecco alcuni passaggi dell’intervista:

Nel mondo c’è molta preoccupazione per la sua incolumità. Secondo alcuni servizi segreti il Vaticano sarebbe nel mirino dei terroristi islamici. È preoccupato per la sicurezza dei fedeli che partecipano alle sue celebrazioni? In cosa fare per rispondere alle minacce? E, più in generale, come rispondere alle minacce terroristiche?

“Sempre il miglior modo per rispondere (alle minacce) è la mitezza, essere mite, umile, come il pane, senza fare aggressioni. A me preoccupa la sicurezza dei fedeli, davvero. Di questo ho parlato con la sicurezza vaticana. Qui nel volo c’è Giani (il capo della Gendarmeria vaticana, ndr), incaricato della sicurezza, lui è aggiornato. Questo a me preoccupa abbastanza. Ho paura? Lei sa che io ho un difetto, una buona dose di incoscienza. Sono incosciente. Alcune volte mi sono chiesto: ma se accadesse a me questo? E ho detto al Signore: ti chiedo solo una grazia, che non mi faccia male perché non sono coraggioso di fronte al dolore, sono molto timoroso. So che sono nelle mani di Dio ma so anche che si prendono delle misure di sicurezza prudenti ma efficaci. Per il resto: speriamo!”.

Abbiamo assistito in queste ultime settimane ad attentati suicidi che hanno utilizzato dei bambini. Cosa pensa di questo modo di fare la guerra?

“Forse è una mancanza di rispetto, ma mi viene da dire che dietro ogni attentato suicida c’è un elemento di squilibrio umano, non so se mentale, ma umano. Qualcosa che non va nella persona, quella persona ha uno squilibrio nella sua vita. Dà la vita ma non la dà bene. C’è tanta gente che lavora, come ad esempio i missionari: danno la vita, ma per costruire. Il kamikaze invece dà la vita per distruggere. C’è qualcosa che non va. Io ho seguito la tesi di licenza di un pilota dell’Alitalia che l’ha fatta sui kamikaze giapponesi. Correggevo la parte metodologica, ma non si capisce fino in fondo il fenomeno, che non è soltanto dell’Oriente, ed è collegata ai sistemi totalitari, dittatoriali, che uccidono la vita o la possibilità di futuro”.

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