Papa Francesco eretico sulla Comunione ai divorziati? La replica: “E’ la morale di San Tommaso d’Aquino”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Settembre 2017 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
Papa Francesco eretico sulla Comunione ai divorziati? La replica: "E' la morale di San Tommaso d'Aquino"

Papa Francesco eretico sulla Comunione ai divorziati? La replica: “E’ la morale di San Tommaso d’Aquino”

ROMA – Papa Francesco eretico sulla Comunione ai divorziati? La replica: “E’ la morale di San Tommaso d’Aquino”. Prima i dubbi dei quattro cardinali, poi la “correzione filiale”, la lettera di qualche decina di tradizionalisti tra cui il banchiere Gotti Tedeschi con l’accusa di aver utilizzato “proposizioni false o eretiche”, niente meno, a proposito della comunione ai divorziati e risposati: Papa Francesco ha deciso di rispondere, Amoris Laetitia, il compendio sui due sinodi dedicati alla famiglia, non è affatto eretico, e per questo arruola San Tommaso d’Aquino, uno dei padri della Chiesa.

Francesco ne ha parlato ai confratelli gesuiti il 10 settembre, durante il suo viaggio in Colombia, ed il colloquio finora riservato verrà pubblicato nel prossimo numero della Civiltà Cattolica, la rivista della Compagnia di Gesù. «Alcuni sostengono che sotto l’Amoris Laetitia non c’è una morale cattolica o, quantomeno, non è una morale sicura», dice Francesco. «Su questo voglio ribadire con chiarezza che la morale dell’ Amoris Laetitia è tomista, quella del grande Tommaso. Potete parlarne con un grande teologo, tra i migliori di oggi e tra i più maturi, il cardinale Schönborn». (Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera)

L’Aquinate è utile per non guardare all’applicazione dei precetti nella situazione concreta e non nell’astrattezza dei principi, invita a guardare caso per caso perché, dice Francesco, “la teologia non è riflessione da laboratorio”. Serve “prudenza”, virtù teologale che apre alla comprensione, come si legge nella Summa Theologiae. “Ad prudentiam pertinet non solum consideratio rationis, sed etiam applicatio ad opus, quae est finis practicae rationis», STh ii-ii-47,3: il compito della prudenza «non è solo la considerazione della ragione» ma anche la sua «applicazione all’opera» che è «il fine della ragion pratica».

Da cui discende l’insegnamento fatto proprio da Francesco, che ne ha parlato nell’esortazione dello scandalo (Amoris Laetitia): “A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa” e, perché no? in certi casi “anche l’aiuto dei Sacramenti”.