Parla l’armatore della Buccaneer: mai pagato nessun riscatto

Pubblicato il 17 Gennaio 2010 - 18:45 OLTRE 6 MESI FA

La sensazione è che si tratti «solo di una strumentalizzazione politica». Così Silvio Bartolotti, general manager della ravennate Micoperi, la società armatrice del rimorchiatore “Buccaneer”, tenuto sequestrato con l’equipaggio dall’11 aprile scorso per 119 giorni nel golfo somalo di Aden, ha respinto l’ipotesi che possa essere stato pagato un riscatto. Lo riferisce l’Ansa.

«Se così fosse stato – ha commentato Bartolotti – perchè nessun magistrato ha mai chiesto di sentirmi? E poi non è mai esistito nessun dirigente autorizzato a parlare al mio posto. Smentisco categoricamente di avere mai tirato fuori un euro e mi dispiace che ora si cerchino strumentalizzazioni coinvolgendo governo, Marina Militare e Micoperi. Tutto questo mi rattrista».

E poi «non ho mai avuto emissari laggiù. Ho anzi voluto che l’unità di crisi si ritrovasse nel mio head office a Ravenna per fare tutto alla luce del sole». In merito al riscatto, il general manager ha ricordato quanto accaduto all’indomani dei fatti: «Fui contattato da un famoso studio legale di Londra che si propose come mediatore con i pirati. Rifiutai».

Bartolotti ha inoltre detto di «avere speso un sacco di soldi per l’accaduto». Ma solo per questioni tecniche: «Basti pensare che il Buccaneer è arrivato a destinazione a Ortona (Chieti), operation yard della società, solo pochi giorni fa, a rimorchio e con un sacco di problemi. Chi dice che non bisogna cambiare nome alle navi ha ragione. Dovevo lasciarle il nome di prima: “Smith Lloid 72″». Per quanto riguarda i 16 marinai a suo tempo sequestrati (dieci italiani, cinque romeni e un croato), «più della metà, compreso il comandante, sono già tornati al lavoro».