Pedofilia – caso Kiesle, Vaticano: “Benedetto XVI non coprì il caso, chiese solo prudenza”

Pubblicato il 9 Aprile 2010 - 23:11| Aggiornato il 10 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

Benedetto XVI

Dopo le nuove accuse arrivate dagli Usa contro Benedetto XVI la Chiesa affida a  padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa Vaticana la sua replica.

Spiega all’Ansa Don Benedettini che l’allora cardinale (le accuse del Washington Post sono riferite ad un episodio accaduto nel 1985)  Ratzinger «non coprì il caso» del giovane prete pedofilo Stephen Kiesle, ma chiese solo di studiarlo con «maggiore attenzione» per il «bene di tutte le persone coinvolte».

Intanto il caso appassiona anche gli esperti di diritto canonico. Scrive l’agenzia Agi che un esperto avrebbe rilevato almeno cinque inesattezze nella ricostruzione del “caso Kiesle” fatto dalla stampa statunitense.

1) Nel 1985 la Congregazione per la Dottrina della Fede non era competente per i casi di pedofilia, ma lo era per le richieste di dispensa dal sacerdozio.

2) Il sacerdote Stephen Miller Kiesle chiedeva appunto la dispensa dal sacerdozio; la richiesta era appoggiata dal vescovo, ma era del sacerdote.

3) Non si trattava quindi di una riduzione allo stato laicale di tipo “penale”.

4) Era ed è tuttora prassi che non si concedano dispense dal sacerdozio a coloro che le richiedono, se non al compimento dei 40 anni di età.

5) Se vescovo non aveva intrapreso un processo il vescovo è in torto .

Intanto l’avvocato della Santa Sede negli Stati Uniti Jeffrey Lena ha detto che l’allora cardinale Joseph Ratzinger disse al vescovo di Oakland di assicurare che un prete con precedenti di molestie sessuali non commettesse più abusi mentre la Chiesa lavorava per riportarlo allo stato laicale.

In risposta a una lettera del 1985 firmata da Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e ottenuta dall’Associated Press, Lena ha spiegato che quando il futuro Papa esortava il vescovo di Oakland a usare nei confronti di padre Stephen Kiesle «il massimo della cura paterna» faceva riferimento alla formula della Chiesa per dire che riteneva il vescovo responsabile di assicurare che il prete in questione non commettesse più abusi. Lena, citato dall’Ap, ha detto non ci sono casi conosciuti di molestie da parte di Kiesle tra 1981, quando la diocesi ne raccomandò per la prima volta il ritorno allo stato laicale e il 1987 quando il sacerdote fu “spretato”.