Pentagono: microchip sottopelle stana Covid prima che faccia danni, che dicono le truppe? Un terzo è no vax…

di Caterina Galloni
Pubblicato il 18 Aprile 2021 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA
Pentagono microchip sottopelle

Microchip sottopelle: il Pentagono vuole sperimentare quello che trova il Covid (Ansa)

Pentagono: microchip sottopelle stana Covid. Gli scienziati della Defence Advanced Research Project Agency (DARPA) del Pentagono hanno messo a punto un microchip sottopelle, che rileverà il COVID-19 prima che si sviluppi la malattia.

E un filtro per dialisi che elimina il virus dal sangue. Il team della DARPA, un’unità del Dipartimento della Difesa istituita al culmine della Guerra Fredda, lavora da anni per prevenire e porre fine alle pandemie.

Pentagono: microchip sottopelle stana Covid prima che faccia danni

Bill Hepburn, colonnello in pensione e specialista in malattie infettive dell’esercito, a capo del team di ricerca che ha sviluppato il microchip, ne ha spiegato il funzionamento a 60 Minutes.

“È un sensore che si mette sotto la pelle e che ci dice quali sono le reazioni chimiche in corso. Funziona come una spia di controllo di un motore. E quel segnale indica che domani saranno presenti i sintomi”.

Ha aggiunto che sono stati ispirati dalla lotta per arginare la diffusione del virus a bordo della USS Theodore Roosevelt, dove 1.271 membri dell’equipaggio erano risultati positivi al coronavirus.

Se i marinai avessero saputo della loro positività, avrebbero autogestito un prelievo di sangue e si sarebbero esaminati sul posto.

Ma un terzo delle truppe nemmeno vuole vaccinarsi

“Possiamo avere informazioni sulla positività in 3-5 minuti, bloccando così l’infezione sul nascere”.
È probabile, osserva il Daily Mail, che le truppe siano molto scettiche sulla nuova invenzione.

A febbraio, il New York Times ha riferito che un terzo delle truppe si è rifiutato di vaccinarsi per il timore che il siero contenesse un microchip ideato per monitorare le persone.

Una qualche forma di controllo del governo oppure che potesse disabilitare in modo permanente il sistema immunitario. Per quanto riguarda il filtro, altra invenzione del team di Hepburn, viene posizionato su un apparecchio per la dialisi ed elimina il virus dal sangue.

Con questo trattamento sperimentale, di quattro giorni, è stato curato il “Paziente 16”, la moglie di un militare, che era ricoverata in terapia intensiva per insufficienza multiorgano e shock settico.

“Si fa passare il sangue attraverso il filtro e questo elimina il virus” ha detto Hepburn. In pochi giorni, la paziente 16 si è ripresa completamente.
La FDA ha autorizzato il filtro per l’uso di emergenza ed è stato utilizzato per curare circa 300 pazienti in condizioni critiche.