Pescatori uccisi, Marò fermati: ricorso Italia, “India non competente”

Pubblicato il 20 Febbraio 2012 - 18:22 OLTRE 6 MESI FA

NEW DELHI – La difesa dei due Marò italiani fermati per l’uccisione di due pescatori indiani presenterà domani un ricorso per ‘eccezione di giurisdizione’ all’Alta Corte del Kerala: i legali chiederanno che venga confermato che l’incidente e’ avvenuto in acque internazionali e non indiane. Lo scrive l’Ansa citando fonti vicine al dossier.

A quanto ha appreso l’Ansa i legali che difendono la posizione italiana chiederanno che venga confermato che, visto dove l’incidente e’ avvenuto, prevalga il diritto internazionale e non quello indiano.    E’ emerso oggi dalla denuncia dei pescatori infatti che la sparatoria sarebbe avvenuta a 33 miglia dalla costa, mentre il pubblico ministero ha sostenuto che le miglia sarebbero solo 22,5.    In entrambi i casi comunque, si fa rilevare, si sarebbe oltre le 12 miglia delle acque territoriali, mentre il concetto di ”acque contigue”, secondo un ”diritto ultraconsolidato” si applica unicamente in quattro casi (sanita’, droga, immigrazione e contrabbando) ma non per il reato di omicidio.

Il Presidente della Repubblica ha detto: ”E’ Una cosa molto ingarbugliata. Il caso diplomatico e’ gia’ nato, l’importante e’ che si risolva”.

Si parla di un’imbarcazione sospetta che si trovava a ”circa 20 miglia” dalla costa indiana e che si e’ avvicinata alla petroliera Enrica Lexie nonostante i segnali luminosi fatti dai militari imbarcati, nella comunicazione inviata subito dopo il fatto dal comandante della petroliera alla societa’ armatrice Fratelli D’Amato. Nel rapporto si sostiene che l’imbarcazione ha continuato ad avvicinarsi, fino ad una distanza di cento metri, e che poi se n’e’ andata dopo che il team di protezione ha sparato dei colpi di avvertimento. Nella comunicazione inviata alla societa’ armatrice, il comandante della petroliera scrive che ”a circa 20 miglia da Alleppey (India) un ‘target’ e’ stato visto sullo schermo radar ad una distanza di 2,8 miglia (dalla nave – ndr) e il team Latorre (Massimiliano Latorre e’ il maro’ comandante del Nucleo militare di protezione, fermato insieme a Salvatore Girone – ndr) e’ stato allertato. L’obiettivo, in apparenza un peschereccio, e’ stato monitorato per tutto il tempo. Il Nucleo militare di protezione ha avvertito l’imbarcazione che si stava avvicinando con delle luci lampeggianti e mettendo in evidenza le proprie armi. Nonostante l’avvertimento la barca ha proseguito l’inseguimento”.

”Alle 16, in posizione Latitudine 09 17.2N Longitudine 076 01.8E – prosegue il rapporto – l’imbarcazione era piu’ vicina, a circa 100 metri a dritta. Il team di sicurezza ha avvistato 6 persone armate a bordo dell’imbarcazione e ha sparato dei colpi di avvertimento (warning shots). Immediatamente, noi abbiamo contattato la compagnia e lanciato l’allerta SSAS”, un particolare sistema satellitare di sicurezza di cui sono dotate alcune navi. ”Nello stesso tempo, il comandante ha suonato l’allarme e tutto l’equipaggio si e’ ritirato all’interno della cittadella”, una zona blindata realizzata sulla nave proprio per queste evenienze. L’imbarcazione sospetta, quindi, ”ha rinunciato all’inseguimento e se n’e’ andata. Alle 16.30 la situazione era sotto controllo. Per ulteriore precauzione il comandante ha tenuto l’equipaggio in stand by nella cittadella. Inoltre, siamo stati contattati dalla nave militare italiana Grecale. Alle 17 l’allarme e’ rientrato e l’equipaggio ha lasciato la Cittadella”.