La petroliera italiana “Savina Caylyn” attaccata dai pirati nell’Oceano Indiano

Pubblicato il 8 Febbraio 2011 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA

INDIA – Una petroliera italiana, la “Savina Caylyn”, è stata attaccata martedì mattina dai pirati mentre era in navigazione nell’ Oceano Indiano. Sul posto, secondo quanto si è appreso, si sta dirigendo la fregata ‘Zeffiro” della marina militare italiana. Durante l’attacco sarebbero stati esplosi vari colpi di arma da fuoco ma non risulterebbero feriti.

A bordo della petroliera si trova un equipaggio composto da 5 italiani e 17 indiani. Nessuno di questi, secondo quanto si apprende da fonti della Marina militare, risulta ferito in seguito all’attacco di pirati, che si sono impossessati della motonave. La petroliera è dell’armatore “Fratelli D’Amato”, di Napoli.

L’attacco alla petroliera “Savina Caylyn” è avvenuto intorno alle 5.30, ora italiana, da parte di un barchino a bordo del quale sembra ci fossero cinque pirati. Sono stati esplosi vari colpi di mitra e razzi Rpg, ma allo stato non risulta ci siano feriti. Il mercantile, sempre secondo quanto è stato possibile apprendere, sarebbe attualmente in mano dei pirati.

La fregata della Marina militare ‘Zeffiro”, che si trova in Oceano Indiano nell’ambito della missione antipirateria dell’Unione europea “Atlanta”, si sta dirigendo nell’area dove è avvenuto l’attacco che raggiungerà in un paio di giorni, essendo distante circa 500 miglia.

L’attacco alla petroliera italiana (un bestione da 105 mila tonnellate) è avvenuto in pieno Oceano Indiano, a 880 miglia dalla Somalia e a 500 dall’India, e questo significa – viene sottolineato da fonti della Marina militare – che il barchino di pirati è stato presumibimente messo in acqua da una cosiddetta ”nave madre” che incrocia in quella zona.

Il comandante della petroliera ha tentato di sottrarsi ai pirati compiendo le manovre ‘evasive’ previste in questi casi – accelerazione della velocità, repentini cambi di rotta – e usando potenti getti d’acqua contro il barchino, ma i malviventi non hanno esistato a usare mitra e lanciarazzi Rpg, riuscendo così a salire a bordo e ad impossessarsi della motonave.

Sono invece chiusi nel più stretto riserbo alla Fratelli D’Amato di Napoli, società armatrice della petroliera. La società, che ha sede in via dei Fiorentini, opera con la una flotta di 40 navi ”Panamax” bulkcarriers, sia di propietà che noleggiate dai principali armatori del mondo come Onassis di Londra, Niarcos di Atene, Oetker di Amburgo, Oldendorff di Lubeck, Quintana Maritime, società americana quotata al listino Nasdaq, e Goulandris di Londra.

Attiva nel settore del carico secco, la Fratelli d’Amato Spa Armatori, nell’ultimo decennio, ha diversificato le sue attività investendo nel settore del carico liquido e off-shore per il supporto alle piattaforme petrolifere. Le sue aree di carico sono in Argentina, Brasile, Venezuela, Colombia, Golfo del Messico, Nord America Orientale ed Occidentale, Canada, Nord e Sud Africa, Africa Occidentale, Australia, Indonesia e Nord Europa. Le aree di discarica si trovano, invece, nel Mediterraneo, Nord Europa, Giappone, Cina, Usa.

”Seguiamo l’evolvere della situazione, la nave attualmente è in alto mare e l’operazione non è ancora conclusa”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Frattini da Praga. ”E’ la conferma ulteriore che a distanze così grandi dalla costa ci può essere un atto di pirateria e dunque che è necessaria una ancora più forte collaborazione internazionale antipirateria”.