Pirati, Somalia/ Gli ostaggi del Buccaneer.Ultimatum: Avete 48 ore per aprire le trattative con noi, poi faremo una brutta cosa

Pubblicato il 3 Giugno 2009 - 08:36 OLTRE 6 MESI FA

I pirati somali che tengono in ostaggio i sedici marinai del rimorchiatore Buccaneer hanno lanciato un ultimatum: “Se entro 48 ore non cominciate le trattative, faremo una brutta cosa”. La voce, di uno straniero che si esprime in buon italiano, dice di parlare a nome di “uno dei capi”. La telefonata è giunta all 19,34 di martedì 2 giugno a Massimo Alberizzi, del Corriere della Sera, che segue fin dall’inizio la vicenda del Buccaneer con puntigliosa attenzione.

Il rimorchiatore Buccaneer è in mano ai pirati dall’11 aprile 2009, vigilia di Pasqua. A bordo c’erano 16 uomini, dei quali dieci italiani e sei tra romeni e bulgari. Già una volta, alcune settimane fa, si era parlato di un ultimatum dei pirati, di 72 ore. Benché scaduto, nullo era successo. Non conviene ai pirati far del male agli italiani, perché probabilmente questo provocherebbe una immediata, per quanto tardiva, reazione militare italiana. E così il Governo italiano fa un normale gioco di “aspetta e vedi” con i pirati, confidando in un logoramento delle loro pretese. Purtroppo questo avviene anche a spese di un logoramento dei nostri marittimi. D’altra parte i giornali non sono per nulla appassionati alla sorte dei marimai del Buccaneer, ora che c’è Noemi. E poi sono solo dei poveri marinai meridionali, incapaci di sviluppare quella rete di connessioni che si è sprigionata in casi analoghi, in Iraq e in Afghanistan, quando si trattava di giornaliste o operatrici umanitarie.

Al logoramento degli uomini del Buccaneer in Somalia, corrisponde quello delle famiglie in Italia. Ieri Blitzquotidiano.it ha intervistato Pasquale Vollaro, padre di Giovanni, imbarcato sul Buccaneer: “Tutti ci hanno lasciati soli”, dice Vollaro.

Secondo il Corriere della Sera, che nel riferire la telefonata del presunto capo pirata riporta anche ragionamenti frutto evidente di conversazioni off record, le dichiarazioni di ieri di Mario Iarloi, comandante del Buccaneer, rese al Corriere via telefono, potrebbero anche risentire delle pressioni dei pirati. Cosa poco verosimile se, come pare dalla gtelefonata di cui ieri è stata riportata ampia trascrizione, è stato il giornalista a chiamare Iarloi e non viceversa.

I militari italiani e il ministero degli Esteri, che hanno commesso l’imperdonabile errore di permettere che il Buccaneer toccasse terra senza intervenire,  naturalmente tendono a minimizzare, anche se è di solo qualche giorno fa la sdesolata ammissione del ministro Franco Frattini che ormai non si può fare più nulla perche il Governo regionale del Puntland, dove si trova la base dei pirati, avrebbe avocsto a sé ogni trattativa o intervento.

A quanto scrive il Corriere, in ogni caso, i militari stanno tardivamente correndo ai ripari, inviando una terza nave, della quale l’identità non è stata resa nota, nella acque somale, ad aggiungersi alla San Giorgio e alla Maestrale.