Russia, l’allarme dei medici: “Malati uccisi per il traffico di organi”

Pubblicato il 27 Maggio 2010 - 14:56 OLTRE 6 MESI FA

È allarme trapianti in Russia. A lanciarlo, dalle colonne della Komsomolskaia Pravda, il tabloid più diffuso in Russia, è un medico del settore, Anatoli Troshin.

Secondo le sue rivelazioni, nel Paese esiste “un vero e proprio business criminale nel traffico di organi”, che “potrebbe diventare più pericoloso di quello legato alla droga e alle armi” e con “un giro d’affari gigantesco”. A rischio, stando alla sua denuncia, sono molti dei malati in rianimazione, ai quali verrebbe staccata la spina per poter espiantare gli organi.

Stando a quanto scritto dal giornale, ci sarebbe anche un secondo filone: quello dei ginecologi che consigliano alle donne incinte di interrompere la gravidanza con la minaccia di rischi inesistenti per prelevare poi le cellule staminali. La denuncia è confermata da una serie di testimonianze riportate dal quotidiano.

Troshin descrive con precisione il meccanismo su cui si regge il traffico di organi e le “tariffe” per i vari anelli della catena. Il committente in genere è un esponente di un gruppo criminale operante nel settore che porta una valigia piena di soldi ad un alto burocrate della sanità, chiedendogli di procurare un organo per un parente bisognoso di trapianto.

Il dirigente gira l’incarico ad un dipendente consegnandogli circa 10 mila dollari e fissando in genere una scadenza di 2-3 giorni. Quest’ultimo paga 2000 dollari ad un giovane medico, che a sua volta chiede aiuto ad un ex compagno di studi che presta servizio in ospedale e che, in cambio di mille dollari, gli fornisce l’elenco dei ricoverati in fin di vita nel reparto di rianimazione portando a termine il crimine: nella notte, quando non c’è praticamente nessuno, un giovane rianimatore stacca la spina della vittima prescelta e un medico preleva in 10-15 minuti tutto ciò che si può trapiantare.

Per legge il decesso dovrebbe essere accertato anche da un medico forense e da un rappresentante dell’ospedale ma l’emergenza notturna annulla tutte le formalità e basta un falso referto firmato dal medico di turno.

“I burocrati preferiscono chiudere un occhio sul fenomeno, ma prima o dopo il traffico di organi assumerà dimensioni allarmanti”, ammonisce Troshin, invocando una legge che regolamenti meglio le modalità dei trapianti, ad esempio vietando l’espianto se non espressamente autorizzato in vita.

Troshin chiede anche di perfezionare la normativa in materia di staminali, per difendere i diritti dell’embrione: a suo avviso, attualmente c’è un buco giuridico sul punto. Ad approfittarne, secondo la Komsomolskaia Pravda, sarebbero molti ginecologi, a spese delle donne in gravidanza.

“Mi sono meravigliata – racconta Anna in una delle testimonianze raccolte dal giornale – perché i medici avevano tentato in tutti i modi di convincermi ad interrompere la gravidanza in fase avanzata, dicendomi che avevo più di 30 anni, che non ero sposata e che in base ad un esame c’era il rischio che mio figlio nascesse mentalmente ritardato. Come se non bastasse, prima del parto mi dissero che il bimbo sarebbe morto prima delle doglie ma all’improvviso ho sentito che si stava muovendo: oggi ha 5 anni, ed è un bimbo molto intelligente. Quando penso a cosa sarebbe accaduto se avessi creduto ai medici, mi spavento ancora”.