Russia, il Cremlino loda il pilota eroe dell’aereo Ural Airlines. Ma lui: “Ho fatto solo quel che dovevo”

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 16 Agosto 2019 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
L'aereo della Ural Airlines

L’aereo della Ural Airlines (Foto Ansa)

MILANO – Un atterraggio d’emergenza in un campo di grano e l’evacuazione di tutti i 226 passeggeri in meno di un minuto, mentre l’Airbus A321 appena decollato dall’aeroporto Zhukovsky di Mosca aveva i motori danneggiati da uno stormo di gabbiani e il serbatoio pieno di carburante pronto a prendere fuoco. Sarebbe potuto finire in una catastrofe quello che è stato invece ribattezzato come il “miracolo su Ramensk”, dal nome della cittadina in cui l‘aereo dell’Ural Airlines è atterrato giovedì 15 agosto. Ma il pilota Damir Yusupov è riuscito ad evitare la sciagura.  

E dire che Yusupov, 40 anni appena ed un passato da avvocato, aveva iniziato la scuola di volo solo otto anni fa ed è diventato comandante appena l’anno scorso. La sua prodezza di Ferragosto è stata da molti paragonata a quella del collega americano Chesley Sullenberger, più noto come Sully. Così si chiama anche il film a lui dedicato da Clint Eastwood, che racconta l’ammaraggio sul fiume Hudson, a Manhattan, nel gennaio del 2009. 

Anche Sullenberg, che oggi ha 68 anni ed è in pensione, aveva alzato in volo il suo Airbus A320 dall’aeroporto newyorchese di La Guardia da appena due minuti quando uno stormo di oche canadesi si è schiantato sul muso dell’aereo, finendo poi nei motori e danneggiandoli irreparabilmente. 

Sully come Yusupov ha ponderato velocemente le opzioni in campo e ha capito che l’unica sicura era quella di un ammaraggio nel fiume. Così ha fatto il più giovane collega russo. Con la pancia piena di carburante un atterraggio d’emergenza su strada avrebbe avuto dei pericoli che il campo di mais alle porte di Mosca ha mitigato. E così il grosso Airbus ha planato sulla distesa di pannocchie e l’assistente di volo in capo, Dmitry Ivlitsky, ha liberato rapidamente i 226 passeggeri con spirito marziale: “Mi sono comportato come un robot e ho fatto tutto secondo le istruzioni: sganciare, dare l’ordine, aprire la porta, evacuare tutti e controllare se c’erano vittime: ci sottoponiamo costantemente all’addestramento e l’equipaggio ha seguito il protocollo e i regolamenti”, ha raccontato. 

Il Cremlino ha lodato come eroi i piloti. Ma Yusupov si schernisce e con spirito tipicamente russo risponde: “Onestamente non mi considero un eroe. Ho fatto quello che dovevo fare, ho salvato l’aereo, i passeggeri, l’equipaggio. Credo che questa fosse l’unica soluzione”. (Fonti: Moscow Times, Reuters, Konsomolskaya Pravda)