I Legionari di Cristo aspettano la “sentenza” del Papa dopo lo scandalo degli abusi del fondatore Maciel

Pubblicato il 24 Aprile 2010 - 16:05| Aggiornato il 25 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

Non si arresta la polemica sui Legionari di Cristo, la Congregazione il cui venerato fondatore, il messicano padre Marcial Maciel Degollado, è stato riconosciuto colpevole di abusi su minori, persino sui suoi stessi figli, quelli da lui avuti clandestinamente da più di una donna e la cui esistenza ha cominciato a emergere solo verso la fine della sua vita. 

Ora quello stesso potente movimento attende di conoscere dalla Santa Sede il proprio destino. L’ipotesi più probabile per la Congregazione sembra essere ormai quella del commissariamento e forse della completa sostituzione dell’attuale vertice dirigente.

“Commissariare i Legionari”. L’opera di pulizia perseguita dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, infatti, dopo la morte di padre Maciel avvenuta nel 2008, sta proseguendo e proseguirà nei confronti del vertice dell’influente organizzazione. I dirigenti attuali della Legione sono stati per decenni a fianco del fondatore, creando, secondo alcuni, una sorta di “protezione” che ha impedito fino alla fine degli anni Novanta di iniziare a far luce sui suoi abusi.

“Commissariare” i Legionari è dunque la proposta che sembra emergere al termine della visita apostolica (iniziata il 15 luglio 2009 e terminata a marzo di quest’anno) o meglio dell’indagine sul campo voluta da Benedetto XVI, compiuta dai cinque vescovi “visitatori”: Ricardo Watti Urquidi, vescovo di Tepic in Messico, Charles J. Chaput, arcivescovo di Denver (Usa), l’italiano Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Concepción in Cile e Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid in Spagna. Ancora non è stata presa alcuna decisione: i rapporti dei cinque presuli sono al “vaglio” del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e dovranno essere illustrati dai “vescovi visitatori” probabilmente entro la fine di aprile.

Tre i cardinali investiti del caso oltre a Bertone, William J. Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata.

Padre Maciel, fondatore del Legionari di Cristo, ha lasciato il suo ordine nell'inferno dello scandalo

La scelta di un Commissario. Nonostante il “mea culpa” contenuto nel comunicato emesso a marzo dai Legionari, a dieci giorni dalla conclusione della visita dei presuli, è cominciata la ricerca di un “commissario” che possa dedicare alcuni anni ad un’opera di profondo rinnovamento che “salvi” sacerdoti, seminaristi e laici, ovvero tutti coloro che hanno riposto e vivono la propria fede nel movimento dei Legionari e nei suoi valori. Dovrebbe trattarsi di un commissario esterno alla Legione ma non è esclusa del tutto la possibilità di uno interno, forse scelto nella dirigenza non compromessa con Maciel. Un’ipotesi che darebbe credito alla linea di difesa del suo successore, don Álvaro Corcuera e del vicario generale Luis Garza Medina, che furono per decenni strettissimi collaboratori di Maciel e che fino ad oggi hanno sempre dichiarato di essere stati all’oscuro della doppia vita del fondatore.

Il “commissario” sarà dotato di pieni poteri. Per questo si parla di un cardinale senza incarichi operativi, ormai “in pensione” ma comunque al di sotto degli 80 anni, quindi ancora “cardinale elettore” in un ipotetico Conclave. Cominciano a circolare anche alcuni nomi che potrebbero rispondere alle richieste tra i membri del Sacro Collegio. Un’ipotesi ulteriore è quella di una completa sostituzione dei vertici, nonostante di recente due sacerdoti usciti dal movimento e ora facenti parte dell’arcidiocesi di New York, i padri Richiard Gill e Thomas Berg,  abbiano difeso gli attuali dirigenti, schierandosi dalla parte del leader dei Legionari, Luis Garza Medina. Gli stessi fuoriusciti lo hanno definito “limpido e corretto” fin dall’inizio sui problemi relativi allo scandalo degli abusi compiuti da Maciel.

I padri Gill e Berg difendono anche il direttore generale, padre Alvaro Corcuera, riportando un discorso da cui si evince che il prelato alla sua nomina nel 2005 non potesse neppure immaginare la doppia vita del fondatore. L’ultima parola, quanto mai decisiva in un momento in cui la Chiesa intera si sta confrontando con le sue colpe, spetta ora al Papa, dal quale i legionari dicono di attendere indicazioni “con obbedienza filiale”.

Dal Papa ci si aspettano parole importanti, perché il silenzio del potere non avvolga più lo scandalo aberrante che ha investito, per colpa del suo fondatore, i Legionari di Cristo, un vero e proprio impero, avvolto da tempo da un alone di immoralità e silenzi, in uno scandalo misterioso ancora tutto da svelare.

Il “mea culpa” dei Legionari. A cercare di spegnere il fuoco divampato a seguito dello scandalo è giunto di recente il comunicato diffuso dai vertici attuali del Movimento, investiti dagli attacchi e privi di fatto di una reale “guida”. I Legionari si scusano, si rivolgono a “tutti coloro che sono stati lesi, feriti o scandalizzati per le riprovevoli azioni” del loro fondatore. “Abbiamo pensato e sperato, scrivono, che le accuse presentate contro di lui fossero false e infondate, dato che non corrispondevano all’esperienza che avevamo della sua persona e della sua opera”. Chiedono perdono “a tutte quelle persone che hanno accusato in passato” il loro fondatore e alle quali “non si diede credito o che non si seppe ascoltare”.

“Profondamente costernati dobbiamo dire che questi fatti sono accaduti”, è il mea culpa dei Legionari di oggi, che sembrano voler emulare ormai le tante scuse provenienti in questo periodo dalla Chiesa cattolica, in un continuo susseguirsi di casi che scuotono la stessa Chiesa dalle fondamenta e sembrano mettere sotto accusa molti dei suoi membri.

Sono scuse alle quali molti non credono, o almeno non fino in fondo. La presa di distanza dei capi della Legione dal loro fondatore, infatti, suscita non pochi dubbi.

I dirigenti “fedelissimi. L’ascesa al potere, nella congregazione dell’attuale gruppo dirigente, come ricordato recentemente da Sandro Magister sulle pagine del settimanale “L’Espresso, risale al secondo capitolo generale, tenuto a Roma nel 1992. “In quell’occasione, scrive Magister, fecero blocco attorno al fondatore Maciel i due che sono tuttora gli uomini forti della Legione: i padri Álvaro Corcuera (direttore generale, messicano 53 anni) e Luís Garza Medina (vicario generale, anch’egli messicano 53 anni), il secondo più del primo, con attorno a loro un gruppo di fedelissimi i cui nomi si ritrovano quasi tutti nell’attuale “nomenklatura””.

Stando ad “alcune testimonianze rese nei mesi scorsi ai visitatori apostolici, in questo gruppo c’era chi sapeva della doppia vita del fondatore, degli atti carnali da lui compiuti su tanti suoi seminaristi nell’arco di decenni, delle sue amanti, dei suoi figli, del suo uso di stupefacenti”. Ma nonostante ciò “si costruì attorno a Maciel un fortilizio a difesa delle sue virtù, se ne alimentò il culto tra i seguaci, tutti all’oscuro della verità, se ne magnificarono i talenti, anche tra le alte gerarchie della Chiesa”.

La coesione del gruppo dirigente, originata dal suo pluridecennale legame con Maciel, perdura oggi nel vincolo che lega e subordina tutti a Corcuera e più ancora a Garza.