Canada, Scott Routley: dopo 12 anni in coma vegetativo risponde ai medici

Pubblicato il 13 Novembre 2012 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA

MILANO  – Dodici anni in quello che era stato diagnosticato come coma vegetativo dopo un incidente di moto. Poi, un test ha dimostrato che era in grado di rispondere alle domande. Un uomo in Canada, che si riteneva in stato vegetativo da 12 anni è  stato in grado di rispondere alle domande di alcuni scienziati e dirgli che non aveva alcun dolore. E’ la prima volta che una persona, che si ritiene priva di coscienza, riesce a comunicare informazioni rilevanti sul suo stato di salute. A parlare di questa vicenda sono i media inglesi, come la Bbc e il quotidiano ‘The Independent’.

Tutto è stato possibile grazie alla tecnica messa a punto dal neuroscienziato inglese, Adrian Owen, con cui è riuscito a ‘leggere’ la mente di persone in stato vegetativo da quasi tre anni. Tramite un’avanzata scansione del cervello con la risonanza magnetica funzionale, gli scienziati dell’università di Cambridge hanno mostrato che questi pazienti stavano pensando e potevano interagire con loro, ottenendo un ‘sì’ e un ‘no’ come risposte alle domande che gli ponevano, anche se era impossibile stabilire qualsiasi tipo di comunicazione al letto del paziente. Dopo aver pubblicato i risultati di questo primo studio sul ‘New England Journal of Medicine’ nel 2010, Owen è andato in Canada per continuare la sua ricerca presso il Brain and Mind Institute, del Western Ontario, dove ha esaminato il caso di Scott Routley, di Londra, in stato vegetativo da 12 anni. Anche se i suoi occhi erano aperti e seguiva il normale ciclo sonno-veglia, tutti i test convenzionali, con stimoli visivi, uditivi, tattili, non producevano alcuna risposta.

Con la sua tecnica, Owen ha verificato che Routley aveva una qualche consapevolezza mentre gli si davano delle istruzioni e si monitorava la sua attività cerebrale. Gli si facevano delle domande e gli si diceva di immaginare due scenari diversi, cioè giocare a tennis e camminare verso casa, a seconda che la risposta fosse sì o no. Hanno così innescato uno ‘schema’ di attività in diverse aree del cervello che sono state mappate dalla risonanza, permettendo agli scienziati di comunicare con il paziente.