Ecatombe in Siria: 440 morti in un giorno, “donne e bambini giustiziati”

Pubblicato il 26 Agosto 2012 - 08:26 OLTRE 6 MESI FA

DAMASCO – Oltre 440 morti, di cui almeno 200 a Daraya, sobborgo a sud ovest di Damasco: è il bilancio dell’ennesima giornata di sangue in Siria, quella di sabato, denunciato dall’Osservatorio siriano dei dritti dell’uomo e dagli attivisti dell’opposizione al regime di Bashar Al Assad. Si tratta ancora una volte di cifre impossibili da verificare da fonti indipendenti a causa delle restrizioni imposte alla stampa nel paese. E sempre l’opposizione parla di nuovi bombardamenti fin dalle prime ore di domenica mattina, aerei e a colpi di artiglieria, sulle periferie di Damasco, ad Aleppo, Daraya, con i civili che si stanno dando alla fuga.

La tv di Stato siriana, da parte sua, annuncia che “a Daraya i terroristi sono stati cancellati” e celebra un’operazione militare che ha portato “all’eliminazione di un gran numero di ribelli e a spianare la zona dove sorgevano diversi magazzini per la fabbricazione di ordigni”.

Secondo le forze anti-regime, i fedeli del presidente hanno “giustiziato sommariamente” decine di persone, tra cui donne e bambini. Oltre 200 corpi sono stati trovati nelle case e negli edifici del sobborgo operaio e sunnita a sud ovest della capitale, con vere e proprie esecuzioni compiute dalle truppe governative nel corso di raid casa per casa. Da settimane in Siria si susseguono le scoperte di massacri, con decine di cadaveri ammassati.

La cittadina a sud di Damasco è nota fin dale prime settimane di rivolta nel 2011 per le iniziative dei giovani attivisti, che per di difendere la scelta di manifestare in modo pacifico erano andati incontro ai militari governativi con brocche d’acqua e rose. I due leader di questo movimento, Ghiyath Matar e Yahiya Sharbaji, sono morti sotto tortura nelle carceri del regime.

Intanto sabato è tornato alla ribalta il nome del vicepresidente siriano Faruq al Sharaa, il cui volto non compare più da oltre un mese sui media ufficiali: il regime smentisce ancora una volta la notizia della sua diserzione e della conseguente fuga in Giordania, diffusa il 18 agosto e ribadita sabato dalla tv panaraba saudita al Arabiya. Ma da Amman smentiscono la sua presenza.