Siria, salta tregua: ancora bombe su Aleppo. Ritardato sgombero civili

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2016 - 15:22| Aggiornato il 15 Dicembre 2016 OLTRE 6 MESI FA

ALEPPO – Già saltata la tregua ad Aleppo: il giorno dopo l’annuncio di Mosca che proclamava la città riconquistata dalle truppe lealiste, i bombardamenti sono ripresi. A denunciarlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani. L’evacuazione dei civili e dei combattenti dalle aree di Aleppo est colpite dai bombardamenti è stata ritardata.

Numerosi autobus, secondo l’Osservatorio, si trovano ancora nei quartieri devastati dalla guerra, mentre il primo gruppo di civili – circa 150 persone in tutto, inclusi i feriti – aspetta di lasciare la città. L’evacuazione era prevista per mercoledì mattina all’alba. Non si conoscono al momento i motivi del ritardo.

Riprendono intanto i bombardamenti governativi siriani sulla piccola enclave di Aleppo est ancora nelle mani degli insorti, nonostante un cessate il fuoco annunciato martedì sera, riferiscono attivisti dell’opposizione.

Mosca spera che la situazione ad Aleppo est possa essere risolta “in 2 o 3 giorni”, fa sapere il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov aggiungendo che le richieste di tregua puntano “solo a dare respiro ai militanti”. Lo riporta la Tass. Lavrov ha sottolineato inoltre che Ong indipendenti “non confermano le notizie di atrocità nei distretti orientali della città”

Civili e avversari “macellati” e decine di cadaveri lasciati a marcire nelle strade della martoriata Aleppo, tomba a cielo aperto per migliaia di morti e ora simbolo della reconquista del Paese da parte del regime di Bashar al Assad. L’Onu lancia il grido d’allarme e chiede di fermare la “carneficina”, Amnesty parla di “crimini di guerra”, mentre la comunità internazionale intima alla Siria di tenere a freno i suoi soldati e garantire la protezione ai civili innocenti e alla Russia di moderare i bombardamenti aerei. Ma a Damasco e Mosca si celebra ormai la vittoria: “L’operazione ad Aleppo è finita”, tutti i “combattenti hanno lasciato la zona est” e il governo siriano è “in pieno controllo” della situazione.

L’Unicef in giornata ha denunciato che decine di bambini, forse oltre cento, erano intrappolati in un edificio ad Aleppo est sotto il fuoco delle forze governative siriane, con il direttore regionale Geert Cappelaere “profondamente preoccupato” per le notizie di uccisioni indiscriminate di civili, tra i quali anche bambini. Ban Ki-moon ha parlato di “sparizioni forzate e video scioccanti di cadaveri in fiamme nelle strade”.

Una parvenza di cessate il fuoco era scattata martedì in serata per consentire ai combattenti, alle loro famiglie e ai civili di lasciare Aleppo est. Si stima saranno oltre 40.000 le persone che si incammineranno verso la salvezza, con corridoi aperti sia verso la vicina Idlib che verso la Turchia. Mosca, confermando l’intesa sottoscritta da quasi la totalità dei gruppi combattenti di Aleppo, ha spiegato che “i civili sono sotto la protezione del governo” siriano, e che quindi “possono rimanere in città”. Ma secondo l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Al Hussein, che ha esortato il mondo ad ascoltare “il pianto delle donne e dei bambini terrorizzati e macellati ad Aleppo”, molti civili che erano riusciti a fuggire sono “stati catturati e uccisi sul posto” ed altri ancora arrestati dai governativi siriani. I soldati “entrano nelle abitazioni e uccidono chiunque si trovi all’interno, anche donne e bambini”.

“Ieri sera abbiamo ricevuto inquietanti rapporti di numerosi corpi che giacevano per le strade – ha continuato l’Unhcr – e in tutto, fino a ieri sera, abbiamo ricevuto segnalazioni di almeno 82 civili, tra cui 11 donne e 13 bambini, uccisi dalle forze pro-governative in quattro diversi quartieri”. Stime dell’opposizione parlano di 6.000 persone arrestate, tra loro soprattutto adolescenti.

Le Nazioni Unite hanno fatto appello ad inviare sul terreno “osservatori indipendenti” perché “quanto sta accadendo ad Aleppo potrebbe ripetersi a Duma, Raqqa, Idlib. Non possiamo permetterlo”. Intanto continua la battaglia. Attorno ad Aleppo, dove fazioni indipendenti dell’opposizione siriana continuano a tentare di lanciare controffensive, e nel resto del Paese.

A Palmira raid e combattimenti con i jihadisti dell’Isis sono molto violenti. A Raqqa invece, gli americani affermano di aver centrato in un raid due responsabili dell’Isis coinvolti nella preparazione degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Ma oramai la guerra all’Isis in Siria è finita in secondo piano. Il conflitto siriano è costato la vita a quasi mezzo milione di persone dal 2011. Nelle prossime ore il sangue di innocenti potrebbe continuare a scorrere a fiumi.