Somalia: la storia di Ahmed, rapito a 15 anni, drogato e costretto ad uccidere per gli Shabaab

Pubblicato il 20 Settembre 2010 - 17:24 OLTRE 6 MESI FA

Rapito a 15 anni, drogato, picchiato e costretto ad unirsi nelle fila degli Shabaab somali. E’ la drammatica testimonianza di un giovane soldato ”reclutato” a forza dagli integralisti legati ad al Qaeda e poi catturato dai soldati somali, riferita dal comando delle truppe dell’Unione africana Amisom dispiegate nel Paese africano.

”Mi chiamo Ahmed (il mome è di fantasia), sono un ragazzo somalo di 15 anni, sono stato drogato dagli Shabaab e ho ucciso delle persone”. Comincia così l’intervista del giovane soldato, un racconto vissuto dal piccolo con grande emozione, dove si parla del suo ”addestramento” a base di botte, droga e patimenti.

”A darmi le armi sono stati gli Shabaab – rivela Ahmed – servivano per combattere. Sono andato a una postazione, a Celasha biyaha e ho sparato”. Alla domanda: ”Hai ucciso qualcuno?”, Ahmed prima nega, ma poi rivela di averlo fatto. ”Ma non ho ucciso dei somali”, ribatte. ”Ho varie ferite – continua il giovane, ricoverato in uno degli ospedali di Mogadiscio – a picchiarmi è stato una volta il mio insegnante di Corano. Poi ogni tanto venivo drogato, mi mettevano un mix di droghe nell’acqua o in altre bevande, ma subito dopo mi sentivo bene”.

A fargli male sono alcune ferite sulle gambe e alle orecchie, per le quali Ahmed è ricoverato in ospedale, ma soprattutto le ferite interiori, quelle dell’anima più dolorose di quelle fisiche. ”Voglio andare a casa da mia madre, è stato un mio errore abbandonarla, non lo farò più, voglio tornare da lei – continua il giovane in lacrime – adesso capisco che le idee degli Shabaab sono sbagliate”.

Ahmed è stato catturato qualche giorno fa dalle truppe Amisom durante un combattimento nel centro di Mogadiscio. I peacekeeper raccontano che dopo gli scontri nella zona di Dapka, nei pressi del Parlamento, i soldati del governo di transizione somala trovarono per strada un giovane militante Shabaab ferito. Portato in ospedale il ragazzo-soldato venne immediatamente curato dal personale medico. ”Molti giovani vengono prelevati dalle loro case, viene loro insegnato il Corano – racconta una fonte Amisom – e diventano vittime dei loro carnefici. Molti sono giovanissimi. Nella mia esperienza ho incontrato almeno altri cinque ragazzi-soldato, catturati e poi medicati in questo ospedale. Adesso hanno trovato rifugio presso alcune ong che si occupano del loro recupero”.

Si tratta di giovani adolescenti, proprio come Ahmed, che hanno tra i ”12 o i 13 anni”, che vengono ”prelevati” dagli Shabaab dalle loro case per poi diventare i ”noti guerriglieri” delle forze che si oppongono al processo di pace. ”Continuiamo a ripeterlo – continua la stessa fonte – questi giovani non decidono volontariamente di unirsi alla causa degli Shabaab, sono solo dei poveri ragazzi che vengono costretti a usare la forza dai ribelli”.

Il destino del piccolo Ahmed non e ancora certo. Non è infatti ancora chiaro se il giovane definito ”molto aggressivo”, dai medici, tornerà dalla sua famiglia oppure verrà affidato temporaneamente a una organizzazione. Gli Shabaab (Gioventù, in arabo) sono l’organizzazione guerrigliera antigovernativa legata ad al Qaida che dal gennaio 2009 ha conquistato la maggior parte del Centro e del Sud della Somalia e gran parte della capitale Mogadiscio. Il loro potere si espande con la forza delle armi ma anche a colpi di Corano.