Spagna, la provocazione degli animalisti baschi: “La corrida è come il terrorismo”

Pubblicato il 17 Agosto 2010 - 17:56 OLTRE 6 MESI FA

“Il terrorismo, l’infibulazione, la schiavitù sono proibiti perché provocano dolore, perciò qualcuno dovrà spiegare perché si permette la tauromachia; o perché si condanna l’Eta e non Jesulín de Ubrique (uno dei pià celebri toreri contemporaneti, ndr.)”: con questa provocazione Kepa Tamames, il portavoce del gruppo basco antitaurino Atea (l’Associazione per il trattamento etico degli animali), chiede che la corrida venga abolita anche in Castiglia, come già in Catalogna a fine luglio.

Il parallelo quanto meno audace fatto da Tamames in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo è quello tra la corrida e il terrorismo: entrambi, è la tesi del militante, provocano sofferenza. Per questo il militante chiede ai parlamentari baschi di illustrare la differenza tra la violenza commessa sui tori e quella perpetrata dagli estremisti del nazionalismo.

Il portavoce di Atea annuncia che inizierà una raccolta di firme anche nel Paese Basco per l’abolizione della corrida in occasione della festa (e della Fiesta) della Settimana Grande di Bilbao, dal 21 al 29 agosto.

Se anche gli animalisti baschi si rendono conto che il giorno dell’ultima corrida è ancora lontano nella loro comunità autonoma, sanno però che il paragone con l’Eta è certamente destinato ad infiammare gli animi degli spagnoli, e dei castigliani in particolare.

Nella sofferenza gratuita inflitta dall’uomo agli animali, si domanda nel suo ragionamento Tamames, quella del bestiame rappresenta il 99%. Dunque perché proibire quell’1% che tocca ai tori? “L’essere umano segue uno schema mentale con il quale discrimina gli animali secondo la loro specie: trova naturale accarezzare un cucciolo di cane e mangiarsi un maialino. Ma la corrida, come tutte le feste e gli spettacoli che in Spagna comportano crudeltà sui tori, sono spettacoli spregevoli. La libertà di maltrattamento non è mai buona”.