Talebano contro il governo Gb: “Detenzione ingiusta in Afghanistan”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Gennaio 2017 - 05:30 OLTRE 6 MESI FA
Talebano contro il governo Gb: "Detenzione ingiusta in Afghanistan"

Talebano contro il governo Gb: “Detenzione ingiusta in Afghanistan”

LONDRA – Un dinamitardo talebano ha tentato di citare in giudizio il governo inglese per ingiusta detenzione durante la guerra in Afghanistan, ma dai giudici ha ricevuto un durissimo colpo. La Corte Suprema, infatti, ha stabilito che le truppe britanniche agirono in modo legittimo tenendo i ribelli in custodia per un periodo superiore a quello specificato, ai sensi della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo.

I giudici hanno affermato che le leggi furono progettate per “un periodo di pace” e “non facilmente adattabili a conflitti armati“. Il verdetto è stata una grande vittoria per il Ministero della Difesa inglese, che ha già speso oltre un milione di sterline per difendersi dalle affermazioni del comandante talebano, Serdar Mohammed, detenuto per 106 giorni. L’uomo afferma che, all’epoca, furono violati i suoi diritti.

Serdar rimase in carcere per 106 giorni, invece che per le 96 ore stabilite, senza una vera e propria accusa, e consegnato in seguito alle autorità afghane, che lo imprigionarono per dieci anni con l’accusa di minacce terroristiche. Il Ministero della Difesa inglese afferma che l’uomo fu complice nella fabbricazione di esplosivi “a scala industriale” durante la guerra in Afghanistan e, una volta catturato, fu trovato in possesso di parecchia polvere esplosiva.

Serdar, però, è già libero e in attesa di un nuovo processo, che potrebbe forse durare circa tre settimane, gravando sulle spese dei contribuenti inglesi. L’uomo potrebbe tornare in Inghilterra per fornire ai giudici alcune prove, un portavoce del Ministero della Difesa ha dichiarato:

“Penso sia vitale, quando c’è un conflitto, che le nostre truppe abbiano la possibilità di detenere le forze nemiche. La sentenza è un passo significativo per mettere in chiaro la vicenda”.