Terremoti. Haiti, Cile e Cina colpa delle placche in collisione da 45 milioni di anni

Pubblicato il 14 Aprile 2010 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA

Il grande sisma ad Haiti il 13 gennaio, del 7mo grado Richter, poi una scossa di 7,1 gradi l’11 marzo in Cile, di 7,8 il 7 aprile a Sumatra e infine quella di 6,9 stanotte in Cina. Il 2010 sembra nato sotto il segno di terremoti di grande intensità che seminano morte e distruzione in tutto il pianeta alle più diverse latitudini. Cosa sta succedendo?.

«Non dobbiamo pensare che sia qualcosa di molto anomalo – esordisce il professor Giuseppe Cavarretta, direttore del Dipartimento Ambiente e Terra del Cnr – E’ la normale attività tettonica che riguarda la Terra. Ci sono momenti in cui sembra concentrarsi un’attività, ma direi che è abbastanza casuale. Non c’é relazione, ad esempio, tra il sisma in Cile e quello di oggi in Cina. Sono dal punto di vista geologico delle placche completamente distinte».

«In questo caso – spiega Carravetta – si tratta della placca indiana e di quella euroasiatica che sono venute in collisione, ma lo sono da 45 milioni di anni. Non è sorprendente un terremoto di questa intensità e con così tante vittime se si pensa che la placca indiana spinge quella euroasiatica verso nord con una velocità di due centimetri l’anno, cioé due metri ogni 100 anni. Stiamo parlando di rocce, che non si comprimono ma accumulano l’energia in maniera elastica fin quando è consentito; quando viene superato il limite di rottura si rompono e l’energia accumulata viene liberata tutta insieme. E in questo caso stiamo parlando di due masse enormi».

Anche Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, più che sull’incremento dell’attività della Terra, pone l’accento sui mutamenti antropici: «Siamo diventati più vulnerabili ai terremoti; la popolazione continua ad aumentare, le città crescono, si fanno costruzioni alla meno peggio, e quindi si hanno vittime, danni. Sembra che sia aumentata l’attività sismica, in realtà è aumentata la nostra esposizione ai terremoti».