Terrorismo, 15 fermi in Sicilia. Un tunisino pentito: “Parlo per evitare esercito di kamikaze in Italia”

di redazione Blitz
Pubblicato il 9 Gennaio 2019 - 09:38 OLTRE 6 MESI FA

Terrorismo, 15 fermi in Sicilia. Un tunisino pentito: "Parlo per evitare esercito di kamikaze in Italia"03PALERMO – “Parlo perché voglio evitare che vi troviate un esercito di kamikaze in Italia“. Ha detto così agli inquirenti di Palermo, un tunisino pentito rivelando l’esistenza di una organizzazione criminale che gestiva un traffico di esseri umani, contrabbandava tabacchi e aiutava ad espatriare soggetti ricercati in Tunisia per reati legati al terrorismo. A partire dalla collaborazione del tunisino, anche lui coinvolto nell’attività della banda, è partita una indagine della Dda di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi. Inchiesta che ha portato al fermo di 15 persone nelle province di Palermo, Trapani, Caltanissetta e Brescia. 

Le persone coinvolte sono accusate di istigazione a commettere delitti in materia di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ingresso illegale di migranti nel territorio nazionale ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.

Uno dei fermati, identificato come il cassiere dell’organizzazione, istigava al terrorismo, invocava la morte in nome di Allah e faceva apologia dello Stato islamico. I carabinieri del Ros hanno scoperto che la banda gestiva viaggi a bordo di natanti veloci di piccoli gruppi di migranti tra la Tunisia e l’Italia. Sul profilo Facebook del fermato sono stati trovati anche video e foto che inneggiavano all’Isis e con immagini di decapitazioni eseguite dal boia del Daesh, noto come Jihadi John.

E’ stato anche scoperto materiale propagandistico delle attività di gruppi islamici di natura terroristica come preghiere, scritti, ordini, istruzioni e video con scene di guerra, immagini di guerriglieri, discorsi propagandistici e kamikaze presi dalla rete. Scoperti anche suoi contatti con profili di altri estremisti islamici. Gli inquirenti sospettano che il cassiere abbia usato il denaro guadagnato coi viaggi nel Canale di Sicilia anche per finanziare attività terroristiche.

Con 2.500 euro era possibile raggiungere le coste trapanesi partendo dalla Tunisia a bordo di gommoni veloci. Per i pm di Palermo, che hanno disposto i fermi, la banda rappresenta “una minaccia alla sicurezza nazionale perché in grado di fornire un passaggio marittimo sicuro e celere particolarmente appetibile per persone ricercate dalle forze di sicurezza tunisine o sospettate di connessioni con formazioni terroristiche”.

L’organizzazione criminale, che operava tra Italia e Tunisia, contrabbandava anche tabacchi lavorati esteri smerciati nel palermitano grazie alla mediazione di complici italiani. I guadagni dell’organizzazione criminale, custoditi da cassieri designati dai vertici della banda, venivano riutilizzati per il rifinanziamento della attività come l’acquisito dei natanti veloci e l’aiuto economico dei componenti della associazione criminale finiti nei guai con la legge.