Thailandia, rivolta a Bangkok: 100 mila in piazza contro la Shinawatra

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Novembre 2013 - 10:43 OLTRE 6 MESI FA
Thailandia, rivolta a Bangkok: 100 mila in piazza contro la Shinawatra

Thailandia, rivolta a Bangkok: 100 mila in piazza contro la Shinawatra (LaPresse)

BANGKOK (THAILANDIA) – E’ in corso una rivolta in Thailandia, dove manifestanti dell’opposizione hanno di nuovo assalito diversi edifici governativi a Bangkok.

“Abbiamo dovuto abbandonare i nostri uffici, ci hanno tagliato acqua e luce”, ha detto il ministro dello Sport e del turismo, Somsak Pureesrisak. Sono stati circondati, tra gli altri, il ministero dell’Interno, e quelli degli Esteri e delle Finanze. I manifestanti hanno dato ai funzionari che vi lavorano un’ora di tempo per evacuarli. Obiettivo dei dimostranti è quello di costringere il premier e ministro della Difesa, signora Yingluck Shinawatra, prima donna alla guida dell’esecutivo nella storia nazionale, a rassegnare le dimissioni. Suo fratello è il controverso magnate Thaksin Shinawatra, a sua volta primo ministro dal 2001 al 2006, quando fu destituito con un colpo di stato militare.

Riparato all’estero, vive attualmente esiliato a Dubai: i suoi detrattori sostengono che continui a governare ‘per procura’ attraverso la sorella, leader del partito ‘Pheu Thai’ che stravinse le elezioni parlamentari del luglio 2011. Le nuove contestazioni sono dilagate a partire dal mese scorso, e sono state provocate da una proposta di amnistia, peraltro poi revocata, che avrebbe permesso a Thaksin di rientrare in patria senza dover scontare una condanna a due anni di carcere per corruzione, inflittagli nel 2008.

Ieri, 25 novembre, il premier thailandese aveva proclamato lo stato d’emergenza nella capitale e poi assicurato che contro i manifestanti, per lo piu’ appartenenti al Partito democratico all’opposizione, non sara’ usata la forza. Tuttavia ha avvertito che l’occupazione di edifici governativi “minaccia la stabilita’ del Paese” e per questo ha chiesto ai thailandesi di non unirsi alla protesta.