TUNISI – Francesco Caldara amava viaggiare in moto e lo faceva regolarmente da quando era in pensione. Come altri pensionati su quel bus attaccato a Tunisi, anche Francesco aveva scelto di partire in crociera, la prima per lui. Una crociera in cui però Francesco ha trovato la morte nell’attentato al museo del Bardo a Tunisi, mentre sono ancora disperse le pensionate Giuseppina Biella e Antonella Sesino.
Francesco amava i viaggi e con suo fratello aveva viaggiato per tutta l’Europa, soprattutto dopo la morte della moglie e con l’arrivo della pensione. Quella sulla Costa Fascinosa per Caldara era la prima crociera della sua vita: arrivato a 64 anni il pensionato è partito per la crociera insieme alla compagna Sonia Reddi, 55 anni, con cui si era rifatto una vita dopo il lutto.
Francesco Moscatelli su La Stampa scrive che Francesco era partito il 15 marzo da Savona:
“Volevano festeggiare in un modo speciale il compleanno della donna. Dopo una vita sui mezzi pubblici della Sun, la municipalizzata dei trasporti di Novara, autista e controllore, aveva superato il lutto per la perdita della moglie e riscoperto la passione per la moto e per i viaggi, aveva incontrato una nuova donna e con lei era partito: «Non aveva paura dei terroristi dell’Isis nella vicina Libia. Ero stata io, alla vigilia, a dirgli che ero un po’ preoccupata, ma papà era sereno».
Greta, la figlia, risponde da Amsterdam. Era in vacanza anche lei: «Era la sua prima crociera, pensava soltanto a godersi quella che doveva essere una bella vacanza». L’aveva chiamata subito dopo aver prenotato il viaggio: «Era felice – racconta la figlia -. Insieme avevamo affrontato la perdita di mia mamma e tutte le difficoltà che si erano presentate, era un uomo speciale, capace di fare mille cose, con una grande passione per la moto»”.
Francesco aveva riniziato a viaggiare e ripreso la moto dopo la morte della moglie e soprattutto all’arrivo della pensione e gli amici lo ricordano così, scrive La Stampa:
“«Era un puro, di quelli che non amano i gruppi numerosi, “pochi e affidati amici” diceva sempre, parlando delle domeniche meglio riuscite sulle due ruote» raccontano gli amici del quartiere Santa Rita, dove Francesco ha trascorso gran parte della sua vita. «È assurdo pensare che sia morto in questo modo, ucciso lontano da casa». Schivo e lavoratore: «Era molto riservato, difficile trovarlo in una foto di gruppo», racconta Natalino Porzio sfogliando gli album di fotografie alla ricerca di un’immagine del collega che aveva condiviso con lui quarant’anni di lavoro sugli autobus, le gite, le cene aziendali”.