Tunisia: gioca a Pokemon Go e cade da balcone, muore a 10 anni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Agosto 2016 - 18:12 OLTRE 6 MESI FA
Tunisia: gioca a Pokemon Go e cade da balcone, muore a 10 anni

Tunisia: gioca a Pokemon Go e cade da balcone, muore a 10 anni (foto d’archivio Ansa)

TUNISI – La mania per i Pokemon Go da ‘acchiappare’ col telefonino ha giocato un brutto scherzo ad un bambino russo in vacanza in un albergo di Sousse. Per tentare di catturare un Pokemon infatti, il bimbo di 10 anni, ha perso l’equilibrio ed è caduto dal balcone della struttura alberghiera che lo ospita insieme alla sua famiglia. Trasportato d’urgenza all’ospedale Sahloul di Sousse, ha la vita salva ma è mantenuto sotto stretta sorveglianza da parte dei medici. La Tunisia non è stata risparmiata dalla popolarità del gioco Pokemon Go, diventato ormai costume planetario.

“Il pericolo dell’applicazione Pokemon Go è dato dall’abbandono dei confini della realtà per vivere una realtà parallela. L’effetto è ancor più sfacciato di quello di una sbornia, potremmo paragonarlo a un’allucinazione, in cui la persona interagisce con un contesto reale basandosi su una realtà non condivisa”. Lo dice Margherita Spagnuolo Lobb, psicoterapeuta direttrice dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, che condivide l’allarme lanciato dal vescovo di Noto (Siracusa) monsignor Antonio Staglianò, che lo considera “un gioco diabolico e allarmante, un sistema totalitaristico come quello nazista”. E ha annunciato di essere pronto a un’azione legale per “preservare la sicurezza sociale degli uomini e delle donne”.

La psicoterapeuta paragona l’app alla diffusione dell’Lsd negli anni Settanta: “L’uso di questo allucinogeno – spiega – era sostenuto dall’idea umanistica di sviluppare il potenziale umano. La grande differenza è che allora l’esperienza allucinatoria, pur essendo personale e soggettiva, veniva vissuta in gruppo, ed era una pratica ristretta a questa realtà. L’allucinazione data dall’immersione nella realtà aumentata di Pokémon GO, invece, non è un’esperienza di gruppo, ma singola e personale, e quando il giocatore vi è immerso, non ha accanto nessuno che lo protegga dai pericoli del mondo reale”. “Questo gioco – conclude Spagnuolo – a differenza dell’Lsd, non è dannoso da un punto di vista biologico, ma sociale: i cacciatori di Pokémon non sono indeboliti da sostanze psicotrope, hanno il pieno possesso delle proprie facoltà fisiche, ma non hanno più la capacità di tenere conto dei limiti reali del contesto in cui giocano”.