Turchia, la più antica civiltà neolitica sterminata da cambiamenti climatici e sovraffollamento

di redazione Blitz
Pubblicato il 25 Giugno 2019 - 06:40 OLTRE 6 MESI FA
Turchia, la più antica civiltà neolitica sterminata da cambiamenti climatici e sovraffollamento

Turchia, la più antica civiltà neolitica sterminata da cambiamenti climatici e sovraffollamento (Foto Ansa)

ISTANBUL – A  Çatalhöyük, nell’attuale Turchia centro-meridionale, la più antica città neolitica del mondo ad oggi conosciuta, i bioarcheologi della National Academy of Sciences (PNAS) hanno scoperto che gli abitanti vissuti 9.000 anni fa furono sterminati da sovraffollamento, malattie, violenze e cambiamenti climatici: è il primo esempio di problemi urbani proprio come quelli moderni, anche se i nostri sono immensamente più grandi. 

La città fu abitata dal 7100 al 5950 a.C. Scoperto per la prima volta nel 1958, il sito misura 13 ettari, con quasi 21 metri di depositi che ricoprivano i resti di 1150 anni di continuata occupazione umana. Dallo studio Bioarchaeology of Neolithic Çatalhöyük reveals fundamental transitions in health, mobility, and lifestyle in early farmers emerge un quadro di come gli esseri umani siano passati da uno stile di vita nomade, da quello della caccia e della raccolta, a una vita più sedentaria costruita intorno all’agricoltura.

“Çatalhöyük è stata una delle prime comunità protourbane del mondo e i residenti hanno sperimentato quel che accade quando metti molte persone in una piccola area per un periodo prolungato. Ha posto le basi per dove siamo finiti oggi e per le sfide che affrontiamo nella vita urbana”, ha spiegato l’antropologo Clark Spencer Larsen dell’Ohio State University, che ha guidato la ricerca.

Nonostante la relativa longevità degli insediamenti, alla fine la comunità è rimasta vittima di una serie di effetti collaterali della vita urbana, tra cui, sostengono i ricercatori, la violenza interpersonale. Nel corso dello studio, durato 25 anni, gli scienziati hanno raccolto dati su oltre 740 resti di individui e hanno scoperto che circa il 25% dei teschi mostrava segni di trauma, ferite poi guarite provocate da piccoli proiettili, forse delle sfere di argilla lanciate con una fionda. Il che potrebbe indicare che le controversie tra vicini diventarono sempre più violente.   

E un altro problema, a causa del passaggio dalla vita nomade è stata la salute. La dieta ricca di cereali ha fatto sì che alcuni residenti sviluppassero presto la carie, una delle cosiddette “malattie della civiltà”. I risultati hanno mostrato che circa il 10-13% dei denti degli adulti trovati nel sito mostrava tracce di carie dentali.

Le abitazioni, costruite l’una sull’altra obbligavano gli abitanti a entrare nella loro casa tramite una scala, erano sovraffollate, attaccate, insalubri e costituivano un focolaio per gli agenti patogeni. Sulle pareti di alcune delle abitazioni sono state scoperte feci animali e umane, situate vicino al  bestiame e alla spazzatura, che facilitavano la rapida diffusione delle malattie infettive. Secondo gli scienziati circa un terzo dei resti degli abitanti mostrano segni di infezioni alle ossa. 

I ricercatori affermano che a determinare la scomparsa Çatalhöyük nel 5950 a.C., sia stato comunque il cambiamento climatico. A causa dell’aumentata desertificazione del Medio Oriente e dell’erosione della qualità della terra che circondava la città, gli abitanti erano stati costretti ad andarsene per cercare altrove cibo e risorse.

“Riteniamo che il degrado ambientale e il cambiamento climatico abbiano costretto i membri della comunità a spostarsi per trovare forniture come ad esempio legna da ardere”, ha detto Larsen.

Le nuove scoperte gettano nuova luce sulle città neolitiche ma al contempo aiutano anche a tracciare un percorso su come le città si siano evolute dai primi insediamenti alle attuali metropoli tentacolari.

“Possiamo capire le origini immediate delle nostre vite odierne, come ci siamo organizzati in comunità. Molte delle sfide che abbiamo di fronte oggi sono le stesse che avevano a Çatalhöyük, solo immensamente più grandi”, ha osservato Larsen su OSU News. (Fonte: Daily Mail)