Turchia: ucciso monsignor Luigi Padovese, arrestato il suo autista

Pubblicato il 3 Giugno 2010 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA

Monsignor Luigi Padovese

Monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, è stato ucciso oggi a Iskenderun, in Turchia. Il suo presunto assassino, il suo autista Murat, è stato preso un’ora dopo l’annuncio del delitto.

Padovese, 63 anni, è stato accoltellato a morte probabilmente nel giardino di casa. Il suo autista, che gli investigatori ritengono autore del delitto, lavorava per lui da quattro anni e, tra l’altro, il vescovo si era fatto accompagnare da Marat in Italia già due volte. Proprio pochi giorni fa Padovese aveva chiesto per la terza volta un visto d’ingresso in Italia per il suo autista.

“Per adesso sappiamo che la polizia lo sta ancora interrogando – ha detto l’ambasciatore d’Italia ad Ankara, Carlo Marsili – ma sulle motivazioni del gesto ancora non si possono fare anticipazioni. Sul posto si é recato il nostro console a Izmir, Simon Carta, e già vi si trova un nostro console onorario e il governatore della provincia di Hatay, Mehmet Celalettin Lekesiz, per seguire insieme gli sviluppi della vicenda”.

“Ci siamo sentiti l’ultima volta intorno alle 13:00 e neanche un’ora dopo una telefonata ci ha avvisato che era stato ucciso”: scoppia in lacrime, suor Eleonora de Stefano, francescana delle missionarie dell’Immacolata Concezione, nel raccontare le ultime ore di vita di monsignor Luigi Padovese, in una conversazione telefonica con la Misna che l’ha raggiunta nella sede del vicariato apostolico di Anatolia ad Iskenderun, porto nel sud della Turchia.

“Monsignor Padovese se ne è andato dal vicariato verso le 11:30. Era stanco, nell’ultimo periodo non si sentiva molto bene, e aveva deciso di andare nella casa al mare (che dista 15 minuti dal vicariato) per riposare un po’”, racconta la religiosa, precisando che il vicario apostolico si era recato nella residenza da solo e a piedi. “Murat (l’autista) l’ha raggiunto più tardi, accompagnato in motorino dal fratello. Doveva pranzare con mons. Padovese per parlare del prossimo viaggio a Cipro, dove, in vista della visita del Papa, il vicario si sarebbe dovuto recare. Siccome Murat da almeno una quindicina di giorni soffriva di una grave depressione, nell’ultimo periodo si vedeva spesso con mons. Padovese che stava cercando di aiutarlo a risollevarsi. Gli aveva anche chiesto di accompagnarlo a Cipro, ma l’autista si era rifiutato”.

“Alle 13, quando l’ho sentito per l’ultima volta, mi ha detto di annullare sia il biglietto di Murat per Cipro, sia il suo, visto che non si sentiva molto bene”, racconta ancora suor Eleonora, prima di scoppiare in lacrime. Su quello che è accaduto dopo al momento è buio completo, ma dal vicariato sembrano certi che i due uomini fossero da soli a pranzo quando si è verificato l’omicidio. “Non c’era una persona come lui, era un vescovo molto speciale, molto umano e molto intelligente. Era uno studioso di prima classe, lo invitavano per conferenze in tutto il mondo, e adesso non c’é più”, dice ancora suor Eleonora, la sua assistente di una vita.

Padovese era stato nominato Vicario Apostolico dell’Anatolia l’11 ottobre 2004 e consacrato a Iskenderun il 7 novembre dello stesso anno. Avrebbe dovuto partecipare, da domani, alla visita del Papa a Cipro, e ricevere da lui, insieme agli altri responsabili e patriarchi cattolici della regione, il documento preparatorio del prossimo Sinodo sul Medio Oriente, in cui si parla anche delle violenze contro i cristiani.

Il corpo dell’alto prelato è stato già trasferito nel locale ospedale.

Padre Lombardi. Un “fatto orribile”, “incredibile”, “siamo costernati”: è questa la prima reazione a caldo, appresa la notizia, di padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, alla notizia dell’uccisione in Turchia di monsignor Padovese.

“Cio che è accaduto – ha detto padre Lombardi- è terribile, pensando anche ad altri fatti di sangue in Turchia, come l’omicidio alcuni anni fa di don Santoro. Preghiamo – ha aggiunto – perché il Signore lo ricompensi del suo grande servizio per la Chiesa e perché i cristiani non si scoraggino e, seguendo la sua testimonianza così forte, continuino a professare la loro fede nella regione”.

Antonio Lucibello. “Siamo distrutti, costernati perché è stato un fatto imprevedibile”. E questo quanto riesce a dire monsignore Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Turchia, commentando l’uccisione di Luigi Padovese.

“Al momento attuale – ha detto ancora Lucibello – non ho notizie più dettagliate. Ma da quanto ho appreso, l’autista di mons. Padovese, Murat, avrebbe ammesso le proprie responsabilità. E’ strano perché io sempre visto quest’uomo come una persona molto devota a Padovese e sempre servizievole”.

Casini: “Governo riferisca in Parlamento”. “L’uccisione di monsignor Padovese colpisce profondamente tutti gli italiani, indipendentemente dalle loro scelte di fede, e preoccupa molto in ordine alla situazione che si sta determinando in Turchia. Chiediamo al governo un’informativa urgente al Parlamento che chiarisca l’esatta dinamica dei fatti e un intervento immediato di grande spessore ed efficacia nei confronti della Repubblica Turca, cui tutti noi siamo legati di rapporti di profonda amicizia”. Lo afferma il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.

“L’Udc – sostiene – esprime profonda solidarietà ai familiari del sacerdote e alle autorità ecclesiali: la Chiesa nel mondo ancora una volta si mostra insostituibile testimone dei valori più alti della nostra convivenza civile”.

Quattro anni fa la morte di don Santoro. La morte violenta del vicario apostolico dell’Anatolia, monsignor Luigi Padovese, richiama tristemente alla memoria l’omicidio di un altro religioso italiano in Turchia, don Andrea Santoro, assassinato quattro anni fa, a colpi di arma da fuoco, nella sua chiesa a Trabzon, l’antica Trebisonda, nel nord del Paese. Nel pomeriggio di domenica 5 febbraio 2006, il sacerdote ‘fidei donum’ della diocesi di Roma, dal 2000 in Turchia, si trovava nella sua chiesa di Santa Maria a Trabzon, con il suo giovane aiutante turco. Entrarono in chiesa tre ragazzi che iniziarono a comportarsi con fare arrogante. Dopo l’uscita dei ragazzi, don Andrea si mise a pregare e invitò il suo aiutante a fare altrettanto. Mentre stavano pregando un uomo entrò in chiesa: don Andrea vide che una pistola era puntata alle sue spalle e gridò al suo aiutante di buttarsi a terra. L’uomo gridò a gran voce “Allah è grande” e sparò due colpi di pistola, trafiggendo i polmoni del sacerdote, che rimase ucciso. L’uomo scappò quindi attraverso il cortile gridando ancora “Dio è grande” e sparando un terzo colpo di pistola in aria. Il 7 febbraio fu arrestato un ragazzo di 16 anni, Ouzan Akdil (non riconosciuto però dai testimoni oculari che hanno sempre affermato che l’assassino di don Santoro era un uomo adulto), che confessò l’omicidio motivato dalle contestate vicende delle vignette su Maometto. Il 10 ottobre del 2006 un tribunale ha condannato il ragazzo a 18 anni e dieci mesi di carcere. Il 12 febbraio del 2007 la magistratura turca che indagava sull’omicidio del giornalista turco-armeno Hrant Dink (avvenuto il 19 gennaio di quell’anno) riaprì l’inchiesta facendo l’ipotesi che l’omicidio di don Santoro non sia stato il “gesto di un fanatico isolato”, ma che sia maturato negli ambienti dei “Lupi grigi”. Il 4 ottobre 2007 la Corte di cassazione ha confermato la condanna inflitta in primo grado: la tesi dell’omicidio per ragioni religiose resta la più accreditata. La diocesi di Roma sta valutando l’apertura del processo di beatificazione di don Santoro.