Usa/ Giudice condanna l’Avana ad un risarcimento di un miliardo di dollari ad ex-agente Cia che prese parte alla cattura di ”Che” Guevara

Pubblicato il 3 Giugno 2009 - 16:45 OLTRE 6 MESI FA

Un giudice della Florida ha condannato il governo cubano ad un risarcimento di un miliardo di dollari in relazione al suicidio nel 1959 del padre di Gustavo Villoldo, un cittadino americano di origine cubana che partecipò  alla fallita operazione alla Baia dei Porci e in seguito, come agente della Cia, alla cattura ed all’uccisione del leader rivoluzionario cubano Ernesto ”Che” Guevara in Bolivia, a quanto riferisce The Huffington Post.

Il risarcimento sarà difficile da ottenere dall’Avana, ma l’avvocato di Villoldo, Jeremy Alters, ha dichiarato che lui e il suo ufficio legale ”cercheranno in tutto il mondo proprietà cubane da sequestrare” in maniera che il suo cliente ottenga i suoi soldi.

Nella loro iniziativa legale Villoldo, 76 anni, e il fratello più giovane, Alfredo, accusano il leader cubano Fidel Castro e Guevara di essere responsabili del suicidio del padre, anch’egli di nome Gustavo. Durante l’intero procedimento legale, il governo dell’Avana non si è fatto mai sentire nè ha rilasciato dichiarazioni in proposito.

Il padre dei due fratelli si tolse la vita nel febbraio del 1959 con una overdose di sonniferi poco dopo che i rivoluzionari di Castro e Guevara presero il potere a Cuba. Secondo i Villoldo il padre – che aveva cittadinanza cubana e americana ed era un ricco uomo d’affari e possidente terriero – fu subito preso di mira dal nuovo regime, i cui agenti lo imprigionarono, lo interrogarono per svariati giorni, lo privarono del sonno e lo picchiarono minacciando di ucciderlo con l’accusa di essere una spia degli Stati Uniti.

In base al racconto dei figli, poco dopo il suo rilascio dal carcere il padre ricevette una visita da parte di Castro in persona che gli intimò di scegliere tra la sua morte e quella del figlio Gustavo per fucilazione. Il padre disse a Castro che accettava lui di morire piuttosto che il figlio, ma prima che lo mettessero al muro si tolse la vita «per non dare a Castro», ha detto l’avvocato Alters, «la soddisfazione di ammazzarlo».