Usa, giudici di Arkansas bloccano esecuzione della pena di morte per 9 detenuti

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Aprile 2017 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Usa, giudici di Arkansas bloccano esecuzione della pena di morte per 9 detenuti

Usa, giudici di Arkansas bloccano esecuzione della pena di morte per 9 detenuti (Foto Ansa)

LITTLE ROCK (ARKANSAS, USA) – I giudici dell’Arkansas, Stati Uniti, bloccano l’esecuzione della pena di morte per nove detenuti. Le esecuzioni (nove in dieci giorni) erano state anticipate per via della data di scadenza, a fine aprile, del sedativo Midazolam, uno dei tre farmaci usati nel cocktail mortale.

Il procuratore generale Leslie Rutledge ha già annunciato ricorso, ma la decisione del giudice Kristine Baker ha tutte le carte in regola per far deragliare i piani del governatore Asa Hutchinson di passare al Guinness dei Primati: dal 1976, quando la Corte Suprema ha dato luce verde al ritorno della pena di morte, nessuno stato ha giustiziato tanti detenuti in un arco di tempo così stretto. Le esecuzioni sarebbero state inoltre le prime in Arkansas da ben 12 anni.

L’azione legale era stata presentata a nome di nove condannati con data di esecuzione da qui alla fine del mese. Tre di loro nelle ultime ore avevano individualmente ricevuto dalla magistratura un rinvio, mentre un altro giudice, Wendell Griffen aveva emesso una ingiunzione temporanea per i rimanenti sei sulla scorta del fatto che un’altra sostanza, il bromuro di vecuronio, era stato acquistato dall’Arkansas adducendo ragioni mediche, non l’iniezione letale.

Griffen, un oppositore della pena di morte, aveva poco dopo partecipato alla marcia di protesta di Venerdì Santo per le strade di Little Rock, una azione criticata dal portavoce della Rutledge: “Avrebbe dovuto ricusarsi dal caso, viste le sue opinioni in materia”.

La decisione di Griffen era stata motivata dalla denuncia del colosso farmaceutico McKesson, la prima da parte di un’azienda privata in un caso di pena di morte per presunto abuso dei suoi prodotti.

La prima delle esecuzioni a catena era in programma per lunedì. I condannati non avevano incluso nei loro ricorsi tipiche ragioni di rinvio come il proclama dell’innocenza o l’infermità mentale. Il verdetto di appello dovrà quindi adesso andare al cuore del problema, se cioè l‘iniezione letale rappresenta una punizione “inusuale e crudele”, pertanto contraria alla Costituzione: si prepara una lunga battaglia legale destinata a finire alla Corte Suprema con un primo test per il nuovo giudice nominato da Donald Trump, Neil Gorsuch, generalmente considerato favorevole alla pena di morte.